Elogio della profondità, dove c’è il buio

Recensione_libro_NatalinoRusso“Il respiro delle grotte” di Natalino Russo spiega ragioni e fascino della speleologia (di P. Spirito)

In tempi dove ogni cosa scorre in superficie, e tutto sembra improntato alla semplificazione e all’omologazione, questo libretto è un vero inno alla profondità. Nel senso letterale del termine. Pubblicato nella bella e intelligente collana della “Piccola filosofia di viaggio” delle edizioni Ediciclo, “Il respiro delle grotte” (pagg. 95, euro 8,50) ovvero “Piccole divagazioni sulla profondità” di Natalino Russo è un brillante ragionamento intorno alla speleologia, disciplina di super-nicchia, nata guarda caso sul Carso triestino e oggi praticata da poche migliaia di persone in tutto il mondo. Lontana dalle ribalte mediatiche, decisamente respingente per una cultura mainstream che predilige il tutto sotto gli occhi di tutti, la speleologia resta irrimediabilmente legata a un immaginario luciferino, buio e claustrofobico.

In realtà, ci dice Russo in questa dichiarazione d’amore all’andare per grotte, scendere nel sottosuolo è, assieme ai viaggi e alle escursioni sottomarine, «l’ultima frontiera dell’esplorazione geografica sulla terra». Negli abissi «il buio è infinito», ci ricorda Russo, e per gli speleo «la profondità è l’estensione nello spazio, non l’opposto algebrico dell’altezza». Ancora: a differenza delle cime delle montagne «il fondo (della grotta) non è un luogo assoluto; è piuttosto un limite effimero, relativo: si sposta man mano che l’esplorazione procede». Per questo «tracciare vie dentro le montagne è come scrivere storie: tra le mille possibili, sta a chi scrive scegliere quelle giuste, come una notte d’inverno un viaggiatore».

Gli speleologi, «avventurosi e al tempo stesso geografi, ricercatori, topografi», presi dalla febbre dell’esplorazione del vuoto si fanno in definitiva interpreti di una filosofia di viaggio, anzi di vita, che diventa un modo di stare al mondo: «Guardiamo nel buio: non sappiamo dove andiamo, ma spesso ci arriviamo».

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Notizia ripresa da Il Piccolo del 5.3.2014

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