S-Team: Grotta Noè con il drone volante

Domenica 16 settembre 2012: S-Team quasi al completo si ritrova per riprendere le sue “scorribande” fotografiche. Special guests di questa uscita: Francesco e Tommaso.

Io che faccio parte del sottogruppo “dei piccoli” (di statura intendo) – subito guardo Francesco con una certa invidia, per via della sua altezza: abbiamo infatti la splendida occasione di andare in Grotta Noè, col suo proverbiale tiro unico di 50 metri nel vuoto alla luce del giorno. Uno dei nostri special guest dicevo, con la sua altezza, ha un paio di lunghe gambe che “utili gli saranno sicuramente nella risalita”… beh…. “non si può avere tutto”..penso…L’altro special guest Tommaso – trattasi di bel ragazzo iper tecnologico – invece io lo guardo con una certa curiosità: ha portato il suo drone volante, con telecamerina grandangolare fissata, col quale si vuole fare oggi l’esperimento di riprendere lo speleo sulla corda da 50 metri con la soggettiva del drone in volo appunto.Ma procediamo con ordine.

Incontro e partenza da Marghera alle 7.30, eppoi sosta idraulica come di consueto in autostrada – ma stavolta le “orde” di villeggianti scesi dagli autobus gran – turismo sono talmente numerose che all’autogrill, i bagni degli uomini sono presi d’assalto anche dalle donne – la fila nei bagni di queste ultime è infatti veramente impressionante – da record direi – manca poco che la fila per entrare nel bagno delle donne finisca fuori sino all’esterno…. (ma l’alta stagione una volta era agosto? O sbaglio?)
Dopo il parcheggio, vestizione e breve avvicinamento, arriviamo nei pressi del baratro: per me è la prima volta – veramente spettacolare.

Il sole splende ma la temperatura è piacevole, anche tutti spelo – vestiti; l’attesa del nostro turno di discesa sotto il sole non ci fa “cuocere”. E’ oramai passato l’agosto africano. Un “bucone” di ragguardevoli dimensioni si apre, come una voragine, in mezzo al prato, tra gli arbusti e alle rocce grigio chiare. Le sue dimensioni incutono rispetto. Vietato sporgersi! Facendo il giro intorno a piedi, dal lato opposto del “bucone”, si gode della visione della caverna che si sviluppa sotto, anche senza sporgersi nemmeno un poco, rimanendo comodamente sul sentiero in mezzo ai bassi alberi. L’orologio segna le ore 11.15 quando la prima coppia di s – team – speleo si “inabissa”.
Quando la seconda coppia di spelei si cala, Tommaso fa decollare – sotto i nostri occhi stupiti – il drone. Sembra di stare in un film di fantascienza – questa specie di “ragno volante” – sapientemente telecomandato da Tommaso, si alza sopra di noi con un ronzio che ricorda il suono di un grande moscone che vola. Qualche raffica di vento improvviso lo fa vacillare nell’aria – talvolta sfiora le foglie degli alberi, ma poi scende anch’esso inesorabilmente nella voragine, sempre ronzando, a riprendere gli spelei appesi sulle corde, illuminati a mezz’aria. Poi – coppia dopo coppia – tutti si scende sul fondo, aero – cameraman compreso. La visione dal fondo del cielo in alto è grandiosa. Ciuffi d’alberi spuntano illuminati dal sole dai cigli. L’apertura in superficie – da qui si vede bene – ha la forma quasi ovoidale che talvolta viene descritta con simpatici nomignoli che qui non voglio stare ad elencare. Sul fondo, un conoide di detriti sta nel mezzo, ricchissima di insetti d’ogni specie.

Una panchina costruita su sassi e con un’asse di legno offre anche un ottimo punto di seduta su un lato del grande antro. Tutt’intorno resti di ossa di piccoli mammiferi, portati qui forse da rapaci o caduti a causa di qualche salto troppo azzardato. Mentre il macro – macro – man Damiano si dedica alla paziente fotografia dei dettagli (muffe e resti di insetti e chissà quante altre “piccolezze” qui abbondano) – in questa amplissima caverna si fa volare nuovamente il drone, a riprendere gli ultimi speleo discendenti. Mi rendo conto che io e il mio vicino, il naso in su a guardare l’ufo, abbiamo la bocca aperta come i bambini…curiosi siamo di vedere l’esito delle singolari riprese….

Intraprendiamo quindi la ulteriore unica discesa, stavolta senza attrezzi, verso una altra ampia sala, cui si accede da un sentiero in discesa che attraversa una specie di “foresta pietrificata”. In questa prima zona sembra di stare proprio in un film – le concrezioni fossili, completamente senz’acqua, hanno l’aspetto di rami rinsecchiti dalla siccità – bianchi e spigolosi, quasi innaturali – qui è quasi come stare all’esterno – arriva ancora un po’ di luce e tanta aria. Più oltre, il pavimento è per buona parte ricoperto da vaschette concentriche di varie misure, dai due metri circa fino a pochi millimetri, e talvolta anch’esso bianco e secco e talvolta marrone e molto scivoloso. L’acqua nelle vaschette è comunque qui totalmente assente. Qua e la il fondo delle vaschette è ricoperto di piccole concrezioni a cavolfiore”. Poco più oltre, in una grande sala, le concrezioni tornano ad essere “vive” e mozzafiato per dimensioni e bellezza. E’ qui che oltre a foto, tentiamo un’altra serie di riprese col drone, ma con il dubbio sulla riuscita. La luce disponibile si perde in un ambiente così grande e la scarsa sensibilità della videocamera volante potrebbe non farcela.

Qualche problema per recepire correttamente le indicazioni del regista qui ci sono: anche urlando, le dimensioni ragguardevoli della sala fanno si che le voci arrivino “distorte”. Forse oggi il nostro regista perderà un poco la voce – penso – dopo l’ennesima contraria interpretazione delle sue indicazioni su dove andare e come posizionare le luci da parte di più di uno di noi… Ma malgrado i continui “ciack si gira” – avanti e indietro – la grotta non perde il suo fascino.

Sulle pareti i segni dei diversi livelli che l’acqua ha raggiunto nel tempo. Ora completamente asciutta, ci fu forse un tempo in cui qui tutto era sott’acqua. Paradiso per ipotetici speleo – troglo – sub.

Mentre la prima coppia risale sulla corda per la uscita, il ragazzo super – tecnologico Tommaso ci spiega con dovizia di particolari e senza alcun tentennamento il funzionamento di questo stupefacente drone volante proveniente dal Giappone. Di come le eliche girino in senso contrario l’una rispetto all’altra per imprimere una forza equilibrata nella salita; di come la velocità delle eliche si “auto regoli” in base anche al tipo di inclinazione, del peso massimo sopportabile dalla struttura del drone. E come prima, mentre il drone si alzava magicamente, anche ora alle parole di Tommaso mi accorgo di come io , e qualcun altro vicino a me, lo ascoltiamo con la bocca semi – aperta…
Appena montati i filmati, provvederemo a pubblicarli. Poi a turno e in coppia, come eravamo discesi, ce ne saliamo, gustandoci ogni metro di fatica nella risalita da questa splendida grotta “a cielo aperto”. Le immagini stampate nella mente e negli obiettivi dei fotografi.Al di sopra c’è ancora il sole, sono circa le quattro del pomeriggio. Servizio fotografico anche ad un inaspettato accoppiamento che troviamo in atto tra l’erba, vicino a dove posiamo i sacchi, tra una verde mantide religiosa e il suo piccolo rinsecchito partner beige chiaro.

Poi cena in zona con grigliata nell’agriturismo Lupinc che sta su una altura da cui si può godere dello splendido panorama del tramonto sul mare… ma cosa si può volere più di cosi?

Lara

Il resoconto completo e le foto si trovano qui:
http://esse-team.blogspot.it/2012/09/grotta-noe-con-il-drone-volante.html

2 risposte a “S-Team: Grotta Noè con il drone volante”

  1. Sandro Sedran

    Grazie Damian per aver pubblicato anche qui la nostra esperienza.
    Stiamo montando i filmati girati durante questa uscita e vi faremo sapere quando saranno pronti.
    Ciao!

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