Montenegro, ricognizione biospeleologica

Dal 3 all’11 settembre si è svolta una ricognizione biospeleologica nel sud del Montenegro/Crna Gora, nell’area del massiccio del monte Rumja. Più esattamente l’area indagata è quella di Gornji Šestani (comune di Bar), un altipiano carsico a ridosso del lago di Scutari a circa 600-700 m di quota. Sul massiccio del monte Rumija sembra abbiano operato solamente speleologi cechi nel 2005; non risultano altre esplorazioni con intenti speleologici in quest’area tra il lago di Scutari e il mare Adriatico. Sull’altipiano sono presenti diversi villaggi, tutti praticamente abbandonati circa 50 anni fa. Per questo motivo gli spostamenti sono risultati difficili, con la vegetazione che fa da padrona della zona, sommergendo muri, sentieri e ruderi delle abitazioni.
Due sono le principali cavità esplorate, rilevate e documentate e in cui sono state effettuate ricerche biospeleologiche.
Nella zona le cavità hanno usualmente una doppia denominazione: in montenegrino e in albanese. La prima, chiamata Bijelo grlo/Shpellë lugut bardë (Gola bianca) si apre a breve distanza dai ruderi del villaggio di Lukići.
Dopo un breve salto iniziale si sviluppa in direzione NW con vasti ambienti, in alcune parti anche molto concrezionati. Termina con una piccola condotta concrezionata. Assenza d’aria. Un breve ramo laterale si trova alla base del pozzetto d’ingresso. Lo sviluppo totale è di circa 90 m, per un dislivello di 14 m.
La seconda, Kučkine pećine/Shpellë Shaks (Grotta del Cane) è situata lungo il sentiero che dalle rovine del villaggio abbandonato di Gurza porta alla sella di Bijela Skala, alle pendici del monte Rumija.
Probabilmente la cavità, vista la vicinanza alla mulattiera che collegava Gornji Šestani con Stari Bar è conosciuta da moltissimo tempo: un lastricato con pietre piatte e un basso muro lungo la parete destra della caverna iniziale lo sta a dimostrare.
Un cunicolo inziale in discesa conduce a una ampia caverna. Che dal lato opposto chiude con una frana. Al centro fanno bella mostra di sé lunghe radici che pendono dal soffitto. Sul lato est della caverna si interna una galleria, dapprima bassa, e poi comoda orizzontale con depositi di fango nero. A circa metà di questa galleria, sulla destra si inoltra verso sud un cunicolo, tra le concrezioni, in leggera discesa. La galleria prosegue verso SE fino ad una frana. Lungo questa galleria si aprono due diramazioni: una stretta e ascendente verso SW che termina a brevissima distanza dalla superficie esterna. La seconda in forte discesa vero NE risulta un po’ scomoda e termina in uno sprofondamento dal quale si avverte uscire una corrente d’aria. Lo sviluppo totale è di circa 150 m, per un dislivello di 22 m.
Ricerche e battute di zona sono state fatte anche verso il confine con l’Albania. In località Martići presso il villaggio di Runji è stata visitata e rilevata una piccola cavità (Shpella Stranovs) che è segnata sulla carta topografica (Mapcarta.com).
Numerose sono poi le segnalazioni di altre cavità, per raggiunge le quali sarà necessario essere accompagnati e possibilmente in un periodo che non sia quello estivo. Per la permanenza in loco un essenziale appoggio è stato dato dai locali a cui va un grande ringraziamento. La comunità locale di Šestani ha espressamente chiesto che proseguano in futuro le esplorazioni delle altre grotte della zona; grotte che racchiudono diverse storie e leggende.
Hanno preso parte: Gianni Benedetti, Mila Bottegal, Rajan Trobec del Gruppo Triestino Speleologi, Mauro Kraus del Gruppo Speleologico San Giusto e Nicola Bressi del Civico Museo di Storia Naturale di Trieste.

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