Ricerche scientifiche
Grotte e mutamenti climatici

Pietro Brandmayr, entomologo triestino che insegna all’Università della Calabria, studiando le grotte del nostro Carso ha incontrato prove dei cambiamenti climatici e dell’aumento del livello degli oceani. All’interno delle cavità da lui studiate, infatti, ha rintracciato grandi quantità di insetti, principalmente coleotteri, la cui presenza si può spiegare solo con le mutate condizioni di temperatura e di umidità. Viene stimato, per alcune specie, un aumento medio di circa il 20% all’anno: si tratta di una dato ancora preliminare e in fase di elaborazione ma che trova riscontro anche in studi prodotti in altri siti europei. Secondo Brandmayr, la spiegazione più probabile per il fenomeno sta nei cambiamenti delle condizioni climatiche che stanno interessando anche il sottosuolo, dalle grotte agli strati profondi e rocciosi e che, con l’aumento della temperatura, spingono verso la superficie i coleotteri che possono essere utilizzati come ottimo bioindicatore dei cambiamenti climatici, così come succede già per altri insetti in superficie. (ANSA). (dal sito della Regione) (MB)

Primi dati di sintesi delle ricerche idrochimiche nell’Abisso di Trebiciano

Una prima stringatissima sintesi dei 20 mesi d’indagini idrochimiche sulle acque di percolazione nell’Abisso di Trebiciano, eseguite alcuni anni fa, e d’altre contemporanee ricerche sulle acque del sistema Timavo, ha formato l’oggetto di un lavoro che gli autori di questi studi hanno presentato al “6th Symposium on Karst Protection” tenutosi i giorni 29-30 settembre 2007 a Belgrado (Serbia). Un appuntamento divenuto, ormai, internazionale. E speriamo che ciò dia riconoscimento agli sforzi della speleologia di casa nostra, cosa di cui – mai mi scorderò di ripetere – abbiamo bisogno. Si tratta del lavoro di Merlak E., Brun C., Gemiti F., Semeraro R.: “Chemistry of percolation and base-flow water in the Carso/Kras for the knowledge of the strategic reservoir in Trieste and Slovenian karst plateau”. Lo studio, eseguito su un ampio “campione” di acque sotterranee, inteso come temporale e delle specie ioniche, dà le “chiavi” per poter discriminare nel Carso le acque di percolazione da quelle dello scorrimento di base, individuandone le diverse caratteristiche. Di queste lunghe e complesse ricerche in grotta, è stata diffusa notizia, a suo tempo, su La Gazzetta. Ricordo qui, solamente, l’aiuto, realmente determinante ai fini del successo, che è stato fornito dalla Società Adriatica di Speleologia, la quale, come si sa, da lunghissimi anni cura l’allestimento ed il mantenimento della “Stazione Sperimentale” dell’Abisso di Trebiciano: una struttura unica nel suo genere, direi, nel mondo. Di queste ricerche, per il futuro, è prevista l’elaborazione definitiva di tutte le indagini chimiche sulle acque di percolazione dell’Abisso di Trebiciano, che formerà l’oggetto di un lavoro specifico. Chi fosse interessato a ricevere in anteprima il lavoro presentato a Belgrado, lo può richiedere direttamente all’indirizzo mail: rino.semeraro@geokarst.it. (RS)