EDITORIALE Numero 49 - Dicembre 2000 INDICE

Manifestazioni passate

Conferenza.
Giovedì 12 ottobre, presso la Sala Convegni della Comunità Montana del Carso di Sistiana (TS), si è tenuta una conferenza sul tema: "L'area carsica: un ecosistema unico". L'incontro è stato introdotto da Silvana Moro, vicepresidente della Comunità Montana, che ha presentato i due relatori. Fabio Forti si è dilungato nell'illustrare i vari aspetti geologici del Carso e del fenomeno che da esso prende il nome, mentre Pavel Vrtovec, esperto forestale di Postumia (SLO), ha ben descritto il rapporto tra terreno carsico e boschi sviluppatosi nel tempo.

L'iniziativa è stata inserita nel contesto della manifestazione denominata "Clean Karst", organizzata con il patrocinio delle Province di Trieste e Gorizia, e con la collaborazione dei rispettivi Ispettorati Dipartimentali delle Foreste, dei Comuni interessati, delle squadre comunali di protezione civile e di quelle dei volontari contro gli incendi boschivi delle associazioni e delle Comunelle. Tale iniziativa è culminata domenica 15 ottobre con un'opera di pulizia che ha interessato varie aree del Carso triestino ed isontino.

Sempre nel contesto dell'iniziativa, è stata realizzata una mostra, aperta dal 9 al 15 ottobre, con foto, pannelli, cartine e rilievi topografici sull'intero territorio carsico, allestita dal WWF di Trieste e Monfalcone in collaborazione con il Museo Civico di Storia Naturale di Trieste. Un'interessante sezione di tale mostra, intitolata "Il Carso dal cielo", è stata incentrata sulle immagini aeree realizzate dal fotografo goriziano Giuseppe Assirelli, che hanno permesso ai visitatori di osservare prospettive del tutto nuove del territorio rispetto a quanto si può vedere a piedi. La conferenza è stata accompagnata dalla proiezione di diapositive opera di Paolo Tanze, del Gruppo Grotte "Grmada" di Malchina. (da Il Piccolo dell'11 ottobre e del 15 ottobre 2000) (MK)

Bora 2000.
Dall'1 al 5 novembre si è tenuto a Sistiana (TS) l'annuale incontro internazionale di speleologia. La manifestazione è ormai finita ed è ora di dare un pò di numeri: ci sono stati 2.819 iscritti + 130 ospiti (residenti nel comune di Duino- Aurisina o politici) + 171 giornalieri (cioè amici o parenti che volevano semplicemente vedere di cosa si trattava) per un totale di 3.120 presenze. I dati esatti sulle varie nazionalità presenti potranno essere resi noti solo quando sarà terminato l'inserimento delle schede di iscrizione compilate dai partecipanti; comunque quelli giunti da più lontano sono stati dei messicani e una canadese. Hanno lavorato 25 stand eno-gastronomici (soprattutto eno!) ospitati in un tendone di ben 2.000 mq. Oltre al record delle presenze, ce ne sono stati altri due: i litri del gran pampel (ben 490!!!) e soprattutto ... i millimetri di pioggia caduti che, comunque, non sono riusciti a intralciare più di tanto il normale andamento di Bora 2000.

Ben sei sono state le tavole rotonde su svariati argomenti, dalla speleobotanica alla fauna ipogea, dalla salvaguardia dell'ambiente al folklore delle grotte, dall'archeologia alla didattica. Un incontro è stato organizzato anche per fare il punto sullo stato attuale della legge nazionale sulla speleologia. Molte le proiezioni presentate, circa una quarantina, anche se la sala non è risultata delle più adatte come dimensioni per ospitare tutta la gente interessata. Oltre alle mostre presentate dalle varie associazioni speleologiche, numerosi sono stati gli stand espositivi di gruppi italiani e stranieri, non ultimi quelli commerciali.

Circa 1.100 persone hanno partecipato alle gite organizzate in cavità naturali e artificiali del Carso triestino e isontino, e allo Speleovivarium. Da segnalare anche il furto di circa 350 metri di corde e vario materiale d'armo nelle grotte Noè e Ternovizza ad opera dei "soliti ignoti". Anche questo fatto ha contribuito a far apprezzare ancor di più l'organizzazione che, in brevissimo tempo, è riuscita a rimpiazzare il materiale rubato evitando ogni disagio agli iscritti alle escursioni. Ci sono stati pure una cinquantina di "infortunati" prontamente soccorsi con le ambulanze a disposizione dell'organizzazione o con quelle del 118.

Dati definitivi e considerazioni finali saranno resi noti non appena il comitato organizzatore avrà espletato tutte le incombenze, tra cui la stampa degli atti delle tavole rotonde. (MB)

La mostra "Timavo Arcano".
A metà dicembre ha chiuso i battenti la mostra "Timavo Arcano", esposizione allestita dal Civico Museo di Storia Naturale di Trieste e dalla Commissione Grotte "E. Boegan". Impostata su di un percorso che si può mettere a metà strada fra il didattico e il documentaristico, la manifestazione è stata coronata da un notevole successo di pubblico, la cui considerevole e attenta presenza ha ampiamente ripagato le fatiche degli allestitori.

Il percorso si apriva con un grottista vecchia maniera - tuta da meccanico, cinturone da pompiere (rinforzato da un cavetto d'acciaio), lampada a carburo, elmetto della Prima Guerra Mondiale con candela - posto ad indicare la direzione da prendere per proseguire la visita; quindi sulla parete di sinistra un tabellone illustrava lo scopo della mostra. Seguivano quattro vetrine illustranti, con documenti, rilievi, attrezzi e pubblicazioni, i quattro momenti che hanno caratterizzato in centosessant'anni la ricerca del Timavo sotterraneo: le esplorazioni condotte nella Grotta di Trebiciano; gli scavi nella Grotta dei Morti; l'epopea degli uomini del Deutschen Österreichischen Alpenverein a San Canziano e all'Abisso dei Serpenti (Kacna jama), cavità quest'ultima di cui riuscirono a topografare alcuni chilometri di ampie gallerie senza però pervenire al Timavo sotterraneo, cosa che sarà possibile negli anni '70 del secolo seguente agli speleologi sloveni; i risultati delle ricerche sul Carso che in cinquant'anni di lavoro portarono le cavità conosciute da poco più di 600 ad oltre 2900, di cui soltanto tre - la Grotta dei Cristalli (1953), la Grotta Lindner (1967) e l'Abisso Massimo (1983) - raggiunsero la falda idrica; ed infine le esplorazioni che portarono alla scoperta della Grotta Claudio Skilan, profonda 384 metri e lunga oltre sei chilometri, e della Grotta Lazzaro Jerko, che a 300 metri di profondità incontra una serie di gallerie percorse dal Timavo. Nelle vetrine erano esposti documenti provenienti dagli archivi della Società Alpina delle Giulie e del Museo: rilievi risalenti agli ultimi anni del XIX secolo, documenti originali riguardanti esplorazioni, studi e lavori connessi alla ricerca del Timavo sotterraneo, mentre sulle pareti si alternavano foto e rilievi, attrezzi da esplorazione (dalle scale di legno a quelle con cavo d'acciaio da 8 mm, alle superleggere, alle corde). La parte dedicata alle esplorazioni si chiudeva con un pannello didattico sulla vegetazione litofila e con una gigantografia della Grotta Noè.

La sezione biologica della mostra si apriva con la ricostruzione del fondo di una grotta con un laghetto artificiale in cui erano stati messi dei Troglocharis anophtalmus; quindi, in una bacheca, erano presentati gli invertebrati caratteristici del corso del Timavo ipogeo; alcuni pannelli riportanti la checklist completa degli invertebrati noti per il Timavo ipogeo e informazioni più dettagliate sulla fauna delle caverne del Carso (molluschi, anfibi, pesci) completavano questo settore.

Tre grandi plastici (le Voragini di San Canziano, lo spaccato della Grotta di Trebiciano e quello della Lazzaro Jerko) e una serie di tabelloni riportanti i rilievi assonometrici delle più importanti grotte del Carso chiudevano questa sezione e la mostra, che si è avvalsa di una scenografia di notevole impegno (anche attraverso la ricostruzione di grosse colonne stalagmitiche).

Un angolo della sala del Palazzo Costanzi, in cui era stata allestita l'esposizione, era stato attrezzato per la proiezione in continuo del video "Timavo Arcano. Grotta meravigliosa di Lazzaro Jerko. Angoli segreti del Carso ipogeo", realizzato da Sergio Dolce e Franco Tiralongo, video molto apprezzato dal pubblico che ha rapidamente esaurito le copie della videocassetta poste in vendita. Molto apprezzato pure il libro Le ricerche del Timavo sotterraneo di Mario Galli, libro che integra e completa quello pubblicato dallo stesso autore nel 1999.

Fra i risvolti negativi si possono rilevare la sparizione di uno spezzone di scaletta superleggera esposto presso la quarta vetrina e l'alterazione di un paragrafo della parte dedicata alla storia delle esplorazioni della guida didattica; la manomissione del testo è attribuibile evidentemente all'ignoranza del dipendente comunale che ha assemblato la stessa. Per quanto riguarda il primo episodio si può solo sperare che nessun ragazzino si faccia male utilizzando un attrezzo vecchio di oltre vent'anni (era stato esposto proprio per questo) e sulla cui sicurezza nessuno è in grado di dare garanzie. Il secondo ha sollevato le rimostranze di un collega sloveno che si è premurato di segnalare lo svarione su Internet. Per quanto mi concerne - essendo il mio nome fra quelli che hanno curato la guida - debbo dichiararmi completamente estraneo al pateracchio.

La mostra, curata dal personale del Museo e da Adriano Stok e Franco Tiralongo (cui ha fatto carico anche tutta la parte fotografica), ancorchè rivolta essenzialmente al grande pubblico della città, ha avuto un successo che ha valicato i confini cittadini destando l'interesse di altre strutture, per cui c'è la possibilità che venga riproposta in altra sede. (PG)

Le grotte filtrate dall'occhio dell'artista.
Gli ultimi due mesi del 2000 sono stati per Trieste il mese della speleologia. Dopo l'inaugurazione a Palazzo Costanzi, avvenuta sabato 28 ottobre, della mostra dedicata alle ricerche del Timavo sotterraneo, e dopo la grande kermesse di Sistiana, la nostra città ha avuto modo di fruire di una terza importante manifestazione. Infatti nelle sale espositive dell'Acquario Marino (palazzo dell'ex Pescheria Centrale) è stata allestita una mostra dedicata espressamente all'arte nelle grotte, o meglio ancora, alle grotte nell'arte. Prima dell'avvento della fotografia la rappresentazione grafica, bidimensionale, del mondo che ci circonda era affidata ai pittori, che lo interpretavano a modo loro, mettendovi non solo forme e colori, ma anche parte della loro anima e della loro fantasia. Questo assunto è naturalmente valido anche per le immagini delle grotte, che il grande pubblico aveva allora potuto vedere soltanto attraverso i loro occhi.

La mostra "Grotta e arte", organizzata dal Civico Museo di Storia Naturale e dalla Commissione Grotte "Eugenio Boegan" nell'ambito della manifestazione "Timavo Arcano", ha presentato alla cittadinanza una serie di opere che hanno accompagnato - presentando visivamente vari aspetti del mondo sotterraneo - il nascere e l'affermarsi della speleologia nella nostra città. Il percorso, partendo dai corposi acquerelli di Gaetano Merlato (1842), è giunto sino alle vele di Louis Torelli (2000), andando dalla rappresentazione quasi fotografica di un mondo per molti veramente arcano, alla sua sublimazione in un cosmo in cui vuoto e pieno si interconnettono. Il visitatore ha potuto compiere il passaggio dall'artista della prima metà dell'Ottocento - esponente di un mondo che è contemporaneamente razionale e romantico - a quello dei nostri giorni, passando attraverso una scelta di opere di artisti che, rimasti affascinati dal mondo delle grotte, hanno tentato di raccontarcelo con il loro linguaggio.

Alla mostra erano esposti, oltre ai già menzionati Merlato e Torelli, acquerelli di Napoleone Cozzi, disegni di Carlo Wostry, oli di Ugo Flumiani, incisioni di Giovanni Mornig, immagini di Silvia Fonda, speleolibri di Adriano Stok. Un catalogo, curato da Adriano Stok, con un breve saggio di Nicoletta Guidi e una recensione critica delle opere curata da Claudio Martelli, non solo ha permesso al visitatore di apprezzare appieno la mostra, che è rimasta aperta sino alla metà di dicembre, ma altresì di conservare concretamente il ricordo di un'iniziativa che varrebbe la pena di reiterare (magari ampliandola ricorrendo ad opere di artisti di tutta la Regione). (PG)

Conferenze alla Società di Minerva.
Tra le iniziative previste per il 190° anno di attività, la Società di Minerva ha organizzato una serie di incontri, alcuni dei quali hanno toccato temi di nostro interesse. Il 7 novembre il prof. Franco Cucchi ha inaugurato l'iniziativa con la conferenza "Geomorfismo del Carso", nel corso della quale ha illustrato alla folta platea l'aspetto che doveva avere il Carso 60-70 milioni di anni fa. Il relatore ha quindi spiegato la formazione delle rocce sedimentarie ed il complesso di fenomeni che ne hanno determinato il sollevamento e la fratturazione. Non poteva mancare ovviamente una parte dedicata al carsismo ipogeo. Alla Grotta Gualtiero Savi è stato invece dedicato l'appuntamento del 13 novembre, presentato da Umberto Tognolli, presidente della CGEB. Dopo una presentazione sulla speleologia in genere e sullo stato attuale delle esplorazioni in Carso, è stato proiettato un documentario a diapositive sulla bellissima grotta della Val Rosandra, particolarmente apprezzato dal pubblico presente. Ha chiuso il ciclo di conferenze un incontro sul tema "La frequentazione delle grotte carsiche in età romana", tenuto dalla dott.ssa Franca Maselli Scotti, responsabile della Soprintendenza ai B.A.A.A.A.S. La relatrice ha denunciato la mancanza di una conoscenza esaustiva sul periodo, imputandone la causa proprio agli scavi dilettantistici compiuti dagli speleologi che avrebbero causato danni di non poco conto. I ritrovamenti effettuati hanno comunque confermato l'utilizzo delle cavità del Carso triestino, tra il I e il IV secolo d.C., quali ricoveri pastorizi o rifugi contro le invasioni barbariche o santuari dedicati a divinità pagane. (da Il Piccolo dell'8 novembre, del 15 novembre e del 10 dicembre 2000) (MK)


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