Pubblicazioni edite
Atti

Alla fine di ottobre è uscito il numero 53, relativo al 2006, degli Atti del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste. All’interno delle 232 pagine che compongono il corposo volume, quasi tutti i lavori presentati sono incentrati su argomenti di natura biologica. Fa eccezione un unico articolo, “Descrizione di un conglomerato della Val Rosandra”, a firma Enrico Merlak (pagg. 197 – 204), che, pur occupandosi di un fenomeno geologico localizzato in un’area fortemente interessata dal carsismo, risulta di ben poco interesse per la speleologia. (MK)

Michele Gortani

In occasione della mostra dal titolo “Michele Gortani. La sua vita attraverso le fotografie e i documenti”, inaugurata a Tolmezzo (UD) il 21 luglio 2007 e chiusa il 31 dicembre, è stato dato alle stampe il catalogo che raccoglie una serie di schede cronologiche e moltissime fotografie. Lo stesso risulta suddiviso in corti e sintetici capitoli che riassumono le numerose attività e gli svariati interessi portati avanti da Michele Gortani. Come si legge da una delle introduzioni a firma delle due curatrici della mostra, obiettivo dell’iniziativa è stato quello di ripercorrere le tappe più significative della vita di questo grande personaggio i cui interessi spaziavano dalla geologia alla politica passando per l’assistenza ai più bisognosi. Il catalogo, strutturato e molto ben curato, mette in evidenza ancora di più lo spirito eclettico di Gortani che speleologicamente parlando è stato, a livello nazionale, uno dei fondatori della prima Società Speleologica Italiana nel 1903, nonché direttore dell’Istituto Italiano di Speleologia quando la sede era a Postumia e promotore della rivista Le Grotte d’Italia che, fino a pochissimi anni fa, era una delle maggiori riviste di speleologia scientifica in Italia. Fece parte inoltre del comitato di redazione di Mondo Sotterraneo, la rivista del Circolo Speleologico e Idrologico Friulano di cui Gortani fu anche socio. A lui è dedicato il Gruppo Speleologico Carnico che ha sede a Tolmezzo e che opera nell’area della Carnia. (MB)

Kavernenbau

È il titolo di una piccola pubblicazione che racconta, come recita l’esaustivo sottotitolo, di “Itinerari speleo-turistici della Grande Guerra in Friuli Venezia Giulia”. Curato dall’ARCA, risulta composto da due articoli: uno scritto da Maurizio Radacich – “La Grande Guerra nel Friuli Venezia Giulia (cenni storici)” – che ripercorre e descrive la storia del primo conflitto mondiale descrivendo i diversi adattamenti delle cavità naturali a scopi bellici intrapresi dall’esercito austro-ungarico e da quello italiano, disuguaglianze dovute a tattiche militari differenti. Il secondo articolo, a firma Pierpaolo Russian, si intitola “L’adattamento, ad uso militare, di grotte e caverne nel corso della Grande Guerra (brevi note)” e descrive l’utilizzo di cavità come ripari riferendo dettagliatamente le modalità di ricerca delle grotte usate, gli adattamenti nonché le misurazioni che venivano eseguite, i macchinari utilizzati e la soluzione dei problemi legati alla vita all’interno dei ripari. Allegati alla pubblicazione anche alcuni depliant che descrivono le opere militari in determinate aree della regione. Possiamo così trovare informazioni riguardo gli ipogei artificiali e le opere militari della Fortezza di Osoppo, di Sella Robon sul Monte Canin e di Sella Avostanis a Paluzza, a cura del Club Alpinistico Triestino; di Pinzano al Tagliamento e del Monte Ragogna, ad opera del Gruppo Speleologico Pradis; del Monte Zermula a Paularo curate dall’Associazione Naturalistica Friulana; del Monte Hermada a Duino-Aurisina per iniziativa del Gruppo Speleologico Flondar; della Trincea Joffre a Monfalcone grazie al Gruppo Speleologico Monfalconese Amici del Fante; del Monte Sabotino a Gorizia, su iniziativa del Centro Ricerche Carsiche Carlo Seppenhofer; del Monte Brestovec a San Michele del Carso, curate dal Gruppo Speleologico Talpe del Carso; e le fortificazioni austro-ungariche del Predil, descritte dal Centro Studi Carsici Antonio Federico Lindner e dal Gruppo Speleologico Valli del Natisone. (MB)

Prealpi Giulie

Sul numero 2-dicembre 2007 di questo quadrimestrale d’informazione edito dall’Ente Parco Naturale delle Prealpi Giulie, appare un articolo, a firma Franco Gherlizza, dal titolo “La cascata del sole” nel quale si racconta l’itinerario e l’emozione di una camminata fino al tratto terminale di questa cascata la cui acqua fuoriesce dal Fontanon di Goriuda, speleologicamente parlando una risorgiva famosa per chi frequenta le grotte dell’area del Monte Canin e che riporta il numero 1 FR nel Catasto Regionale delle Grotte. (MB)

Grotte e dintorni

Il Gruppo Puglia Grotte ha dato alle stampe il numero 14 – dicembre 2007, della rivista del Museo Speleologico “Franco Anelli” e delle Grotte di Castellana. Tra le 96 pagine che compongono la pubblicazione, spicca l’articolo di Giovanni Badino dal titolo “Quasi una storia della Speleologia” (pagg. 3 – 32), che analizza lo sviluppo tecnico delle attrezzature e l’influenza che lo stesso ha avuto nel succedersi delle varie speleologie avvicendatesi nei secoli, fino ad arrivare ai giorni nostri, in cui sta prevalendo un’attività maggiormente geografica e attenta alle interazioni tra territorio, grotte ed esseri umani, che convergono in un progetto esplorativo multidisciplinare comune. Citiamo questo articolo in quanto, e non poteva essere altrimenti, sono numerosi i passaggi che riguardano la nostra regione che tanto ha dato alla storia della speleologia, almeno fino a mezzo secolo fa. (MK)

Carta degli antichi acquedotti italiani

Questo il titolo della monografia che costituisce il numero 1 – aprile 2007 di Opera Ipogea, la rivista semestrale della Commissione Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana. Il corposo volume di 136 pagine in formato A4, dopo una prima parte introduttiva, passa in rassegna le principali opere idrauliche delle varie regioni d’Italia ed ovviamente questo excursus non poteva trascurare il Friuli Venezia Giulia. Infatti, alle pagg. 32 – 37, troviamo una bella relazione di Paolo Guglia che analizza area per area i diversi insediamenti regionali (Aquileia, Zuglio, Cividale, Udine, Palmanova, Gorizia e Trieste) ben giustificando i motivi per cui le uniche opere idrauliche che possono interessare l’attività speleologica siano quelle realizzate nel capoluogo regionale, ovvero l’Acquedotto romano di Bagnoli e l’Acquedotto Teresiano. (MK)