Pubblicazioni edite
Labirinti 25

Il bollettino n. 25 del Gruppo Grotte CAI Novara ospita, per circa tre quarti delle pagine, relazioni, articoli e lavori sulla Bosnia ai quali hanno dato il loro contributo anche speleologi regionali che hanno preso parte alle attività speleologiche in zona. Infatti Antonino Torre (Gruppo Speleologico Carnico CAI Tolmezzo) firma, assieme a Gian Domenico Cella, l’articolo “La grotta di Golubovici (Grotta degli affumicati)”. Poi Daniela Cerna (sempre del GS Carnico CAI Tolmezzo) presenta alle pagg. 45-52 “Diario spedizione Bosnia 2003”, mentre Marco Meneghini, del Centro Ricerche Carsiche “C. Seppenhofer” di Gorizia, illustra alle pagg. 53-56 il corso tenuto per gli speleo bosniaci nel 2004 (“Corso speleo Bi-H 2004: un nuovo traguardo nella collaborazione italo-bosniaca”). Antonino Torre fa la cronistoria del corso stesso in “Diario di un corso speleo a Sarajevo” alle pagg. 57-65. Da questo articolo risulta il contributo – sia in termini di persone che di materiali (anche attraverso la FSRFVG) – che la speleologia della nostra regione ha potuto dare per la rinascita della speleologia in quello stato martoriato dalla guerra. Alle pagine 66-69, esaurita la parte dedicata alla Bosnia, è possibile leggere “Mater Booby, che c’è di nuovo?” di Simone Milanolo e Roberto Torri. In esso viene brevemente esposta l’attività svolta nel 2005 in questa cavità delle Alpi Carniche (Friuli), con una parziale descrizione dei due rami che fino ad ora costituiscono la grotta. Il rilievo che chiude l’articolo (sezione e pianta) si ferma alla sommità di un pozzo stimato 50 metri a circa 50 metri di profondità. Come nei precedenti numeri di Labirinti, anche in questo nelle rubriche “Relazione sull’attività 2005” e “Attività di campagna 2005” è possibile rinvenire diversi riferimenti all’attività svolta dal GGN nella nostra regione. (GB)

Grotte

Nel 1955 si verificò all’Abisso Gaché sul Marguareis (Piemonte) un gravissimo incidente speleologico, nel quale trovò la morte il triestino Lucio Mersi. Alla spedizione, organizzata dal Gruppo Triestino Speleologi, partecipava anche il giovanissimo Libero Boschini che, nell’agosto 2005, in occasione del cinquantenario della disgrazia, ha voluto ricordare la tragedia. Boschini, assieme a due soci del Gruppo Speleologico Piemontese, è ritornato sul Marguareis e ha in questa occasione posto all’ingresso una nuova targa ricordo, in sostituzione di quella che era stata rovinata dagli agenti atmosferici già diversi anni addietro. Sul numero 145, anno 49, gennaio/giugno 2006, del bollettino del Gruppo Speleologico Piemontese CAI UGET, alle pagine 60 - 62, è possibile leggere un resoconto di questa iniziativa, a firma Riccardo Pozzo, assieme ad una intervista al nostro “Bibi” che ha ricordato, sollecitato dalle domande dei due, come si svolsero i fatti del 1955. (GB)

Speleologia

La rivista semestrale della Società Speleologica Italiana è arrivata al n. 55 (dicembre 2006) ed è attualmente in spedizione ai soci. Questo numero ospita un lavoro di Marco Meneghini (CRC “Seppenhofer” – Gorizia) sulle fortificazioni sotterranee della Grande Guerra sul fronte isontino ed è il naturale proseguimento di quello pubblicato sul n. 50. “Trincee ipogee” (pagg. 52-61) descrive gli avvenimenti bellici della Prima Guerra Mondiale in questa parte dell’Italia e in particolare nelle zone del Monte Calvario e del Monte Sabotino presso Gorizia e nelle Valli del Natisone nelle Prealpi Giulie. Infatti anche in quest’ultima area sono state rintracciate opere sotterranee, sebbene in quantità minore rispetto alle altre zone. La rivista, sempre per le notizie relative alla nostra regione, continua con la rubrica “Notizie italiane”, all’interno della quale è possibile leggere, grazie alle note di Stefano “Lancillotto” Rossetti e di Filippo “Felpe” Felici, delle novità riguardanti l’Abisso Col della Rizza nel Bosco del Cansiglio (PN). La rubrica “Notizie estere” ospita a sua volta alcune informazioni riguardanti speleologi della nostra regione impegnati in attività all’estero, come il Gruppo Speleologico Carnico “M. Gortani” in Bosnia Erzegovina o il Gruppo Speleologico San Giusto in Grecia. Per quanto attiene invece la rubrica “Spulciando in biblioteca”, è possibile leggere la recensione del n. 51 di Progressione. Nella rubrica “Recensioni” sono presenti invece ben quattro libri della nostra regione: 1966-2006 Quarant’anni del Gruppo Speleologico Pradis, La Grotta Regina del Carso, Atti Tavola rotonda “Sicurezza in grotta” e Esplorando…nelle grotte turistiche del Friuli Venezia Giulia. (GB)

Il DVD “La Grotta Impossibile”: una bella pubblicità per la speleologia rivolta al grande pubblico, con alcune banalità

Bella iniziativa, questa della realizzazione del DVD “La Grotta Impossibile”, con testi e contenuti giornalistici di Vittorio Sgueglia della Marra e riprese e montaggio di Edi Pinesich, promosso e distribuito a cura de Il Piccolo, il quotidiano di Trieste che, così, ha fatto raggiungere la speleologia al grande pubblico. Della diffusione della speleologia, veramente, ne sentiamo disperatamente il bisogno, dato che il calo dei giovani che si accostano a questa disciplina è ormai un trend consolidato. Purtroppo. Segno anche della trasformazione della speleologia (così almeno come io l’ho conosciuta ai miei tempi, cioè un fenomeno di massa, nella tradizione giuliana) verso un fenomeno di élite. Non resta che ringraziare la Fondazione CRTrieste che, attraverso Iniziative Culturali S.p.a. della stessa Fondazione, ha consentito materialmente la realizzazione dell’iniziativa. Il DVD, non pesante, scorrevole, ricco di quel tipo di immagini che fanno cogliere l’attenzione al profano, come le grandi concrezioni calcitiche, i grandi vuoti visti da altezze fuori dell’ordinario, il microcosmo delle “eccentriche”, e così via, ha illustrato alcuni aspetti dell’ormai nota vasta cavità carsica scoperta durante il traforo della “canna Venezia” della “Grande Viabilità” triestina. Ciò, dopo un doveroso, breve inquadramento del paesaggio carsico epigeo e del fenomeno carsico ipogeo del Carso. Se si voleva ottenere un risultato, precisamente quello di pubblicizzare la speleologia, ebbene, esso è stato pienamente raggiunto. Resta da dire che, come moltissime opere di questo tipo e così concepite, compaiono nei testi diverse banalità e leggerezze, sostanzialmente quando si vuole divulgare un qualcosa di scientifico, come le, prive di riscontro, correlazioni con età di formazione dei fenomeni (il sistema, i laghetti, eccetera), le improprie confusioni tra vastità ed antichità, gli ingenui accostamenti tra colore ed età delle concrezioni, e così via. Peccato, perché concetti male espressi o errati, magari colpendo l’immaginazione del profano, possono portare a distorcere il pensiero e procurargli un falso quadro, facile o scontato, di quello che invece noi speleologi sappiamo difficile da raggiungere come conoscenza e scienza. In ogni caso, meglio un DVD con alcune banalità che niente, meglio un DVD di grotta che raggiunge migliaia di lettori (quelli che si fermano dal giornalaio ogni mattina) che un DVD destinato a rimanere relegato nei gruppi, ed è già successo, a volte addirittura volutamente concepito per circuiti interni, e che quindi non va “fuori dalla porta di casa”. Complessivamente, perciò, una buona iniziativa. Con ciò non si vuole affermare che i DVD non li debbano fare anche gli “addetti ai lavori” della speleologia, anzi, ne abbiamo visti di bellissimi e magari se ne facessero di più, ma evidentemente, nella gran parte dei casi, hanno un target diverso. (RS)