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Chiusura grotta sul Carso

Con la presente si comunica che la Grotta delle Traversine presso San Pelagio (n. catasto 718/3874VG) è stata chiusa con un portellone metallico per motivi scientifici (studi gastronomici). La chiusura ed i motivi per i quali la grotta è stata chiusa sono stati comunicati anche al Comune di Duino-Aurisina. Si comunica inoltre che per visitare la grotta è possibile reperire la chiave presso la Stalla sociale di Prepotto (Dario Zidarič - tel. cell. 392 5594992) oppure presso il gruppo Športno Društvo / Associazione Sportiva Grmada di Malchina (TS) (e-mail: info@grmada.org o Damjan Gerli - tel. cell. 338 8471295). (DG)

Ricerche idrogeologiche in Val Rosandra

I primi risultati di un ampio studio (in corso, che sto coordinando, ed a lungo termine) sul carsismo e l’idrogeologia carsica dell’area della Val Rosandra, hanno costituito l’oggetto di un lavoro presentato al Convegno dell’Incontro Internazionale di Speleologia “Esplorando”, tenutosi in Val Imagna a S. Omobono Terme dal 28 al 31 ottobre 2005. Questo lavoro è di Brun C. & Semeraro R.: “Test di tracciamento della Fessura del Vento (Val Rosandra, Carso): nuove ipotesi sull’idrogeologia carsica dell’area”. La Val Rosandra, com’è noto, è un’area di transizione tra il Carso e l’Istria montana, caratterizzata da alcuni tra i maggiori fenomeni carsici ipogei della nostra Regione e da una situazione geologica e idrogeologica complessa. Nel caso specifico, si tratta del risultato – per alcuni aspetti sorprendente – del tracciamento mediante Uranina del “Rio del Lago Azzurro” della Fessura del Vento. Tra l’altro, uno dei pochissimi test di tipo quantitativo effettuati nella nostra Regione. A chi interessa, senza aspettare l’uscita degli atti (fra un anno), il lavoro può essere richiesto in anteprima al sottoscritto (che ve lo invierà a mezzo e-mail) o alla mia ben più giovane collaboratrice. La sua lettura può essere anche utile a chi, speleo e gruppi, intende accostarsi a queste tecniche d’indagine, giacché il testo contiene una parte metodologica dove si riesce con chiarezza a comprendere che tipo di sforzo complessivo è richiesto e che tipo di dati si possono acquisire. Questi primi risultati confortano in merito all’impegno che dovrà essere profuso per lo studio di questa zona, speleologicamente tra le più interessanti della nostra Regione. Parliamo di ricerche idrogeologiche, fisico-chimiche e, magari più in là, geomorfologiche … capire, insomma, com’è strutturato e come funziona il reticolo sotterraneo dell’attuale acquifero. Anche se l’area, con le sue grotte, è stata trattata in diverse pubblicazioni scientifiche, alcune pure recenti, secondo la mia esperienza c’è da fare “di tutto e di più”, con la consapevolezza che, nel caso della Val Rosandra, non si parte dal nulla, ma si va ad operare avendo alle spalle un corredo di dati consolidati che, proprio per questo, consentono di praticare una speleologia di livello superiore. Più che di ricercatori – che, paradossalmente, si trovano – qui servono speleo per un lavoro comune e condiviso, poi, nei risultati.

Chi in Regione, dei gruppi speleo o singoli speleologi, intende parteciparvi, o collaborare, può semplicemente mettersi in contatto con me, Rino Semeraro, all’indirizzo di posta elettronica: rino.semeraro@area.trieste.it. Qualcuno lo ha già fatto. (RS)