L’opinione dello speleo
 

Ho aspettato qualche mese prima di presentare a La Gazzetta il consueto resoconto annuale sull’attività del Catasto Cavità Artificiali della SSI per il Friuli-Venezia Giulia svolta nel 2004, che forse potrà interessare a qualcuno. Il motivo è molto semplice: le varie difficoltà riscontrate a livello regionale, con altri soggetti interessati alla creazione di nuovi catasti autonomi delle CA (analogamente a quanto sta succedendo a livello nazionale) non sono state superate, come ottimisticamente indicavo nella relazione del 2004. Ho aspettato fino all’estate per vedere se la situazione veniva a chiarirsi, ma ciò non è accaduto. A conferma di questo basti verificare come, ad oggi, nessun gruppo regionale abbia fornito nuovi dati al Catasto CA della SSI, nessuna associazione abbia comunicato nemmeno di avere l’intenzione di presentare qualche scheda, nessun speleologo abbia cercato di contattare il Catasto nel corso del 2005. O si è trattato di un anno di grandi esplorazioni estive, ed in questo caso con l’avvicinarsi della stagione fredda il Catasto sarà sommerso da schede (cosa di cui dubito), oppure è successo qualcosa di grave.

Forse gli speleologi regionali non hanno capito quanto stava succedendo e sono rimasti in attesa di qualche novità. Oppure hanno capito tutto e, affascinati da chi poteva offrire “tanto”, si sono rivolti ad altre organizzazioni.

Al sottoscritto rimangono solamente due rimpianti. Il primo riguarda il lavoro svolto negli ultimi 18 anni che, sicuramente anche per colpa mia, non è stato neanche preso in considerazione da chi si proponeva come il “nuovo”.

Il secondo rimpianto coinvolge invece tutta la speleologia regionale: eravamo citati a livello nazionale come quelli seri, quelli organizzati, quelli che collaboravano sempre e comunque fra di loro … Eravamo ricordati come gli “asburgici”, quelli che non cadevano nei facili tranelli rappresentati dagli interessi di parte, dalle divisioni strategiche, dalle iniziative in contrapposizione. Oggi, invece, siamo diventati anche noi come tutti gli altri: rissosi, disuniti e spesso ognuno per la propria strada.

Paolo Guglia