Novità esplorative
Campo estivo sui Monti Musi

Dopo alcune uscite preliminari, volte a ripristinare il campo di quota 1.420, semidistrutto dalle avverse condizioni meteorologiche dello scorso inverno, dal 5 al 16 agosto il Gruppo Speleologico San Giusto di Trieste ha tenuto il proprio campo estivo ritornando dopo due anni sulla catena di monti che delimita uno dei versanti della Val Resia (UD). Nonostante il tempo inclemente – la zona è ufficialmente la più piovosa della regione – è stato comunque raggiunto l’obiettivo principale che era stato prefissato. Sono state infatti riposizionate con l’ausilio del GPS ben 64 delle oltre duecentotrenta cavità già conosciute. Sui loro ingressi, sono inoltre state apposte delle piastrine identificative in acciaio inox, recanti il numero del catasto regionale, realizzate in proprio. Tale operazione è stata effettuata con il benestare del Parco delle Prealpi Giulie. Durante le battute, inoltre, sono state individuate e rilevate tre nuove modeste cavità, mentre un’altra è tutt’ora in corso di esplorazione. (FP)

Spedizione polacca in Friuli

Ai primi di agosto ha avuto luogo una spedizione speleologica dello Speleoclub Dabrowa Gornicza, che ha avuto come obiettivo l’area carsica della “Busa dei Vediei”, sita in comune di Cimolais (PN) all’interno del Parco delle Dolomiti Friulane. Indirizzati e accompagnati sul posto dal Gruppo Triestino Speleologi (gruppo che aveva scoperto l’area carsica nel 1992), i polacchi hanno operato per circa due settimane, ostacolati anche dal maltempo, principalmente all’esterno, senza scendere nelle due maggiori cavità finora conosciute (Buca delle Manzette e Buca Mongana). Le battute di zona e le disostruzioni hanno permesso la scoperta di alcune nuove cavità a pozzo, di non eccessive dimensioni, a parte quella siglata AQQ. In essa hanno dovuto lavorare per tre giorni per allargare una strettoia a –50, oltre la quale la grotta prosegue, sempre stretta e impegnativa. La grotta raggiunge per ora una profondità di circa 200 metri e risulta alquanto interessante in quanto si sviluppa tra i due abissi e non è escluso in futuro un collegamento con uno dei due, se non addirittura con entrambi.

Assieme al GTS sono stati anche effettuati i riposizionamenti con GPS di quasi tutti gli imbocchi dell’area finora noti (circa una cinquantina). Nota curiosa: per la discesa a valle dalla Casera Lodina, base della spedizione, uno speleologo polacco ha utilizzato svariate volte un parapendio, con il quale ha potuto effettuare una “battuta di zona” lungo le alte pareti calcaree tra l’area carsica ed il paese di Cimolais, individuando diversi interessanti imbocchi. (GB e WM)

Spedizione “Pindos 2005”

Dal 6 al 18 agosto il Gruppo Speleologico San Giusto di Trieste, in collaborazione con il gruppo SELAS di Atene, ha organizzato la spedizione speleologica denominata “Pindos 2005” sulla catena del Pindos settentrionale (Grecia). Quest’anno è stata esplorata la parte centrale dell’altopiano di Stouros, tra 1500 e 1600 metri di quota, iniziando un lavoro sistematico di esplorazione e di georeferenziazione. Dal punto di vista geologico la zona è molto interessante e spettacolare. Sono state scoperte e topografate sei nuove cavità; una di queste, proprio al margine del grande canyon Vikos Gorge, che divide l’altopiano di Stouros da quello di Astraka, sembra avere tutte le carte in regola per regalare delle belle prosecuzioni con un discreto potenziale di 600-700 metri di profondità: prossimo compito per la spedizione del 2006, già in programma. Altre cavità sono state posizionate con il GPS, ma non scese. Sono state effettuate ampie battute di zona per capire meglio le morfologie superficiali, il potenziale ipogeo e le eventuali aree interessanti per future esplorazioni. La collaborazione con il gruppo greco, iniziata l’anno scorso, ha cominciato a dare i primi risultati, ma l’impegno più grosso è quello di organizzare un catasto e un database in cui raccogliere, oltre ai rilievi ed alle schede tecniche, le relazioni delle spedizioni straniere, e ovviamente greche. Si punta a rendere “obbligatoria”, per i gruppi grotte stranieri, una relazione dettagliata delle campagne esplorative, con rilievi e possibilmente fotografie, in quanto, molto spesso, questi risultati vanno persi o non vengono divulgati, perdendo così un patrimonio che è di tutti: poco simpatico verso il paese ospitante, poco costruttivo per la speleologia. Anche da noi sarebbe utile iniziare a pensare in questa direzione, vedi Canin, in cui da decine d’anni numerosi gruppi stranieri operano nella zona e lo scambio dei dati è affidato solamente al rapporto di amicizia con un gruppo o con una singola persona. In questo modo si darebbe più importanza alle spedizioni straniere molto spesso passate in sordina o conosciute solamente alle persone che hanno contatti diretti; si avrebbero più informazioni sulle novità esplorative e si eviterebbero inutili perdite di tempo nello scendere cavità già viste e rilevate da altri; si avrebbero più scambi e confronti con altre realtà tecnico/esplorative e magari più collaborazioni. Un’altra cosa utile sarebbe la raccolta in catasto, o in altro luogo dedicato accessibile a tutti, delle relazioni delle attività all’estero svolte dai gruppi grotte regionali. La relazione dovrebbe contenere gli eventuali rilievi con descrizione tecnica, descrizione generale della zona, riferimenti bibliografici a studi o ricerche scientifiche di possibile utilità, gruppi stranieri d’appoggio, logistica, osservazioni generali, costi. Potrebbe essere un incentivo in più per fare speleologia seriamente ed evitare che delle semplici vacanze, seppur belle e costruttive, vengano “camuffate” da spedizioni, soprattutto se ci sono di mezzo finanziamenti e sponsor. (CB)