L’opinione dello speleo
 

Ricerche sul Canin e sul Musi presentate al Congresso Internazionale di Atene

Informo che il sottoscritto ha presentato due lavori al “14th International Congress of Speleology, Athens; August 21-28 2005”. Non si poteva che costatare come da troppo tempo – purtroppo da decenni – la speleologia di casa nostra mancasse di un confronto, non mediante una mera partecipazione (… già qualcosa), bensì come produzione scientifica, con il massimo consesso mondiale della nostra disciplina.

Ho cercato così di fare uno sforzo – mi auguro produttivo – in questa direzione. La speranza è di contribuire – ovviamente solo contribuire – ad ottenere un minimo di rientro della nostra speleologia in questi consessi (certamente in sordina rispetto alle agguerrite équipe di ricercatori, tutte straniere, che ormai “sbaragliano”). La nostra speleologia, rispetto ad un grande ma ormai “storico” passato, si è progressivamente rinchiusa in se stessa, perdendo le posizioni internazionali che deteneva. La colpa di ciò però non è tutta dei nostri speleologi e studiosi: ricordiamoci bene che la percentuale del PIL che l’Italia dedica alla ricerca … è la più bassa d’Europa! I risultati di questa politica (… mali che vengono da lontano) si vedono eccome, anche nella nostra piccolissima nicchia: quella di una scienza poco “visibile”, fatta al 90% di ricerca di base e solo per il restante 10% (“a spanne”) di ricerca applicata (in sostanza, oggi, qualche studio idrogeologico applicato all’utilizzo di risorse idriche). Sarebbe però masochistico cospargerci il capo di cenere: il nostro caso va visto in un quadro più generale, per intero italiano; a tutti è stranoto come siano pochi, in Italia, gli speleologi e gli studiosi di carsismo in generale che presentano lavori in assise internazionali di chiara valenza scientifica. Purtroppo! … anche se qualche giovane (e ce ne sono di bravi) in Italia comincia a farsi vivo. Onestamente debbo anche dire che, nella nostra regione, parecchi dei nostri che si sono dedicati alle scienze umanistiche, in particolare storia della speleologia (ma anche negli importanti temi culturali della “speleologia in cavità artificiali” … ormai, di diritto, nella speleologia s.l.), lo hanno fatto veramente ad alto livello e non possiamo che ringraziarli per aver portato la bandiera. Sul tema in generale (siccome siamo in argomento) vale la pena ricordare che i dati sulla produzione degli articoli su riviste scientifiche e tecnologiche al 2001, riportati dall’edizione 2004 (l’ultima) del rapporto biennale “Science and Engineering Indicators” della “National Science Foundation” (NSF, americana), vedono l’Italia, sul totale in Europa, al 3,4% mentre Germania e Regno Unito si attestano rispettivamente al 6,7% e 7,3%, ossia il doppio e più (… e non scomodiamo gli USA), ciò senza tener conto della qualità intrinseca degli articoli. Dati che si commentano da soli.

Riprendendo, i lavori portati ad Atene sono due. Il primo: Paronuzzi P., Lenaz. D., Semeraro R.: “Filling deposits of an ancient alluvial cave system in the alpine karst of Mt Canin (Julian Alps, NE Italy)”; il secondo: Semeraro R.: “Hydrogeology and speleogenesis in the vadose and phreatic zone of the chain “Peaks of the Musi Mountain” (Western Julian Fore-Alps)”. Si tratta di ricerche (idrogeologia, chimica, mineralogia, speleogenesi) che hanno visto – fortunatamente … ed è la cosa che mi conforta di più – il coinvolgimento, in varia misura, del nostro associazionismo speleologico.

Resta da fare una considerazione. Un evento così importante come il “nostro” congresso internazionale sembra sia stato totalmente “dimenticato” dalla nostra (intendo proprio del Friuli-Venezia Giulia) cosiddetta “speleologia organizzata”, cioè dai gruppi alle federazioni provinciali fino a quella regionale: non un segno, non un invito, non un dibattito, non il lanciare un minimo d’idea per coagularsi, per stimolare, per favorire, per promuovere, collegialmente o quasi, la nostra “vetrina”. Pessimo esempio, null’altro perché, come da alcuni è già stato sottolineato (me compreso), la giostra di manifestazioni, incontri, sigle, pronunciamenti, e così via, qui da noi è talmente lunga da provocare “ingorghi”. Spero tantissimo di sbagliarmi, ne sarei felice, o semplicemente d’ignorare, e venir invece a sapere, da Atene, di una nostra attiva partecipazione che, come si converrebbe, ha segnato il passo dei tempi e che le nostre circa 30 organizzazioni speleologiche locali hanno fatto tutto in silenzio.

A chi interessa, i due lavori, accettati in data 18.5.2005 dal Scientific Commitee, sono richiedibili in anteprima al sottoscritto, che li invierà mail.

Rino Semeraro (rino.semeraro@area.trieste.it)