L’opinione dello speleo
 

Viene di seguito riportata la lettera che Gianni Benedetti, presidente della Federazione Speleologica Regionale del FVG, ha inoltrato al quotidiano Il Piccolo, e che è stata pubblicata in data 4 giugno, in merito alla querelle che, per vari giorni, è apparsa sul giornale cittadino. Il fatto, ricordiamo, riguardava gli atti di vandalismo perpetrati all’interno di una nuova cavità scoperta durante i lavori della Grande Viabilità Triestina. I “colpevoli” erano stati segnalati dall’articolista con tanto di nome, cognome e partito politico di appartenenza e fotografati con il corpo del reato in mano: pezzi di concrezioni che, a detta dei presenti, erano stati staccati dalle pareti della cavità.

Sulla base delle foto e degli articoli apparsi sul quotidiano cittadino, l’associazione ambientalista “Amici della Terra”, sezione di Trieste, ha presentato un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trieste. Già il fatto che l’esposto si basi solo sulle notizie apparse su Il Piccolo, e che vengano citate a vanvera leggi nazionali e regionali, articoli della Costituzione e del codice penale, dà da pensare sulla validità di tale esposto-denuncia, che invitiamo gli speleologi interessati ad andare a leggere sul sito dell’associazione ambientalista.

Riportiamo di seguito anche un intervento a firma di Roberto Giurastante, segretario degli Amici della Terra-Trieste, apparso sempre nella rubrica “Segnalazioni” de Il Piccolo in data 28 giugno 2005 quale replica alla lettera inviata da Benedetti. (MB)

 

«Abbiamo letto dell’esposto-denuncia nei riguardi dei consiglieri comunali colti in “flagranza di reato” dall’obiettivo del fotografo nella nuova grotta scoperta dai lavori della Padriciano-Cattinara.

Per chi bazzica un po’ nell’ambiente speleologico viene da sorridere pensando a tale azione. Infatti, guardando le fotografie incriminate, si può vedere come quasi tutte le stalattiti della caverna siano tranciate, anche quelle fuori portata di consigliere. È quindi ovvio che le stalattiti sono state distrutte dalle volate delle mine. Eventualmente i colpevoli avranno raccolto dal pavimento i pezzi rotti o staccato quelle già compromesse.

Quindi se può andare bene, per una questione di educazione ambientale, bacchettare i consiglieri, dovremmo dall’altra parte denunciare il Comune di Trieste o la ditta esecutrice dei lavori, per le restanti concrezioni distrutte, nonché per le altre grotte chiuse, distrutte, inquinate, ecc.

Il discorso della tutela speleologica è molto complesso perché, pur disponendo la nostra Regione sin dal 1966 della prima legge a tutela delle grotte, la legislazione attuale non permette una effettiva azione di salvaguardia, se non con lunghissimi procedimenti. Dal 1966 fino ad oggi, infatti, solo 25 grotte (sulle quasi 7.000 grotte attualmente catastate) possono contare su una blanda forma di tutela. Figuriamoci la grotta in questione appena scoperta!

Risulta pertanto urgente una posizione ben precisa degli amministratori nei confronti del suolo e sottosuolo carsico, al fine di una effettiva tutela, non tanto per le belle concrezioni che vi si possono ammirare, quanto perché i territori carsici (che occupano il 40% del territorio montano della nostra Regione) ospitano al loro interno un bene essenziale: quell’acqua che rivestirà in futuro sempre più importanza per l’approvvigionamento idropotabile. Ricordiamo inoltre che recentemente il governo sloveno ha emanato, proprio in questa prospettiva, una restrittiva legge per la tutela dei fenomeni carsici sotterranei e quindi anche delle grotte e quanto in esse contenuto.»

Gianni Benedetti

 

«Nelle Segnalazioni del 4 giugno si è letto un intervento del presidente della Federazione speleologica regionale Gianni Benedetti che, a discarico dei consiglieri comunali denunciati alla magistratura per un discusso prelievo di stalattiti in una grotta appena scoperta, ha sostenuto tra l’altro che qui solo 25 delle 7000 grotte catastate avrebbero qualche tutela dalle leggi regionali, e le nuove nessuna. Queste affermazioni potrebbero essere intese dai lettori nel senso che sia lecito, o non punibile, saccheggiare e danneggiare quasi tutte le grotte della regione e d’Italia.

È quindi necessario precisare che, all’esatto contrario, nell’ordinamento giuridico italiano tutte le grotte hanno, in quanto tali, tutela di rango costituzionale e legislativo nazionale, a prescindere da norme e provvedimenti regionali che si limitano semmai a integrarne l’esecuzione, e che i danneggiamenti hanno precise sanzioni penali. I riferimenti di legge sono consultabili sul nostro sito www.adt-fvg.org.»

Roberto Giurastante