Ricerche scientifiche
Test di tracciamento nella Fessura del Vento in Val Rosandra (Carso triestino)

La Fessura del Vento, estesa cavità facente parte di un ben più vasto sistema di grotte non ancora collegate tra loro (Gallerie, Savi, Martina), situato all’interno del Monte Stena sul versante destro della Val Rosandra, risulta idrologicamente attiva nel suo livello di gallerie più basso. Qui, infatti, attorno alle quote di circa 210-190 metri s.l.m. (rilievi precisi sono in programma), scorrono, perenni, le acque del “Rio del Lago Azzurro” e del “Rio Terminale”. È dalla scoperta del sistema, cioè dal 1964, che nulla si conosceva del percorso di queste acque sotterranee e del loro recapito finale. Un problema di rilevante importanza, sia perché la complessa geologia della Val Rosandra consentiva la formulazione di diverse ipotesi, sia perché studi idro-geochimici sulle acque sotterranee e superficiali della Val Rosandra (ed anche della Fessura del Vento) erano stati promossi dal Gruppo Speleologico San Giusto e poi realizzati con la collaborazione di strutture specializzate di ricerca, sia perché uno studio mirato sull’idrografia sotterranea non era mai stato avviato. Preceduto da una lunga fase di preparazione ed in partenariato con una struttura specializzata (stesura del piano di tracciamento, taratura dei fluorimetri e controlli vari di laboratorio, costruzione di un congruo numero di fluocaptori e predisposizione dei campionatori, sopralluogo sui siti di campionamento: sorgenti, sezioni Torrente Rosandra, con rilevamento delle caratteristiche fisico-chimiche delle acque, prelievo campioni e fluocaptori per i “bianchi”, installazione di una sonda fluorimetrica direttamente sul Rosandra, etc.), il test è iniziato il 15 maggio 2004 iniettando una quantità nota di uranina nel “Rio del Lago Azzurro” sul fondo della Fessura del Vento. Quattordici “volonterosi & istruiti & motivati” del “San Giusto” si sono succeduti nelle operazioni giornaliere di campionamento per quindici giorni consecutivi (prelievi, osservazioni, cambio fluocaptori, consegne al laboratorio, etc.) nei numerosi siti prescelti, mentre la strumentazione per il monitoraggio in continuo è stata lasciata sul posto (custodito) per rilevare in dettaglio l’evoluzione della curva di decremento del tracciante. Tracciante che è, appunto, uscito dopo giorni – è il caso di dire incredibilmente! – dal “troppo pieno” della Fonte Oppia, che era attivo, e dalla Fonte Oppia stessa (localmente: sorgente “Clinciza”). Il risultato del test (al di là del lavoro di studio ancora da affrontare) ha prefigurato nuovi scenari confermando l’eccezionale interesse di quest’area carsica che, proprio dal risultato qui ottenuto, non è più tributaria dell’acquifero del Carso in senso stretto!

Nel corso del test, che si può ben definire importante, è stato possibile raccogliere un vasto numero di dati: di campagna, analitici, strumentali, meteorici, etc., i quali saranno ora elaborati, correlati e studiati, e che consentiranno di avere una visione migliore del carsismo e dell’idrogeologia di questa singolare area carsica regionale. Ciò anche in previsione di ulteriori interventi, da tempo pianificati, nella Fessura del Vento e nella Val Rosandra in generale. (CB e RS)