Speleologia urbana
Catasto Cavità Artificiali del Friuli-Venezia Giulia. Resoconto attività anno 2003

Il 2003 è stato sicuramente un anno non particolarmente brillante per quanto riguarda il Catasto delle Cavità Artificiali SSI del Friuli-Venezia Giulia. A questo proposito merita fare un po’ di cronistoria sull’attività e sull’evoluzione di questa istituzione. L’avvio dei lavori risale all’anno 1988 e la partecipazione dei vari gruppi ovviamente parte in sordina. Nel primo periodo, infatti, solamente la SAS di Trieste consegna i dati delle cavità da lei precedentemente studiate e quindi già disponibili (1988: n. 7 CA, 1989: n. 3 CA, 1990: n. 58 CA, 1991: n. 58 CA).

Poi, con il tempo, vari gruppi iniziano a consegnare i propri contributi, con alternanza di periodi di grande fervore ad altri di rallentamento (1992: n. 32 CA, 1993: n. 76 CA, 1994: n. 32 CA, 1995: n. 11 CA, 1996: n. 3 CA, 1997: n. 18 CA, 1998: n. 28 CA, 1999: n. 76 CA, 2000: n. 129 CA).

Il 2001 è stato il momento nel quale, forse, massima è risultata l’attenzione per la speleologia in cavità artificiali, probabilmente anche favorita dall’organizzazione del primo corso di 2° livello del FVG dedicato all’argomento: vengono presentate, infatti, 117 CA sparse in modo equilibrato fra le province di Trieste, Gorizia ed Udine.

Da questo momento in poi, invece, è possibile registrare una costante riduzione dei dati consegnati al Catasto, a partire dalle 81 schede trasmesse nel 2002.

Arriviamo così all’anno 2003. La situazione che si presenta ai gruppi regionali non è molto chiara ed il Catasto CA della Società Speleologia Italiana non è più l’unico riferimento per questa disciplina a livello regionale. Altre iniziative vengono infatti annunciate, provocando un momento di incertezza in molte associazioni speleologiche ed in singoli appassionati. Ciò comporta la presentazione di sole 16 schede, la maggior parte consegnate dal Gruppo Speleologico Pradis, che prosegue nella sua proficua attività – avviata l’anno precedente – di catalogazione delle cavità artificiali presenti nel proprio territorio.

Risulta opportuno, a questo punto, cercare di fare alcuni ragionamenti sul funzionamento del Catasto CA e sui rapporti che intercorrono fra questo ed i vari gruppi grotte locali. Per prima cosa non tutte le associazioni prevedono attività rivolte alle cavità artificiali, per cui non tutti sono direttamente interessati a questo particolare settore della ricerca. È possibile, poi, fare un paragone fra il Catasto delle grotte e quello delle CA. Il primo è un’istituzione che ha quasi 40 anni di storia, consolidato nelle abitudini degli speleologi ed ufficializzato da precisi rapporti con la Regione FVG. In questo caso è possibile, inoltre, la totale divulgazione dei dati raccolti sulle varie cavità naturali, dati che possono essere richiesti ed ottenuti da chiunque, senza limitazioni di sorta. Al contrario, il Catasto CA della SSI opera solamente da 16 anni, non è stato ancora ben messo a fuoco dal mondo speleologico locale e prevede precise limitazioni nella possibilità di divulgazione dei dati, come esplicitamente previsto dal Regolamento nazionale. Questo comporta che non sempre si riescano a capire le differenze (in parte evidenti, in parte non così ovvie) fra le due istituzioni. Emerge quasi un ruolo ridotto e marginale del Catasto CA che, privo di sede, impiegati e strutture organizzate (e pagate) non regge il confronto con l’equivalente Catasto delle grotte.

Personalmente mi soffermerei principalmente sull’argomento “diffusione dati”. Non tutti forse sono al corrente delle situazioni che hanno portato ad una limitazione della possibilità di divulgazione dei dati relativi alle cavità artificiali. Quanto indicato dal Regolamento nazionale, che – sulla base di alcune esperienze estremamente negative vissute in altre regioni – prevede solamente una parziale distribuzione delle schede e dei rilievi presenti in Catasto, viene spesso visto come un possibile ostacolo, come un freno alla conoscenza e quindi alla possibilità di svolgere un’attività consapevole di ricerca sul territorio.

Da questa analisi emerge come l’attività da avviare nel prossimo futuro, per giungere ad una migliore e più fruttuosa fruizione del Catasto CA, deve essere necessariamente legata ad una fase di maggiore visibilità, sia del proprio ruolo che del patrimonio dei dati raccolti negli ultimi anni.

È proprio questa la sfida che il Catasto CA del FVG intende affrontare nel corso del 2004: maggiore visibilità e l’utilizzo di tutte le opportunità – sempre all’interno di quanto previsto dal Regolamento nazionale – per avviare una nuova fase rivolta ad una maggiore divulgazione dei dati disponibili, con sistemi di accesso più facili ed immediati.

Non sono certo di grande preoccupazione le sole 16 cavità presentate nel corso del 2003, ma questo elemento deve essere valutato attentamente quale indicatore di un momento in occasione del quale o si rilancia l’attività del Catasto CA o potrebbe esserci il rischio di vedere svanire le motivazioni di base (feedback degli speleologi/utenti) fondamentali per continuare nel lavoro finora svolto.

È sperabile che l’impegno che verrà profuso dalle persone che curano il Catasto, la collaborazione dei vari gruppi interessati all’argomento e nuovi rapporti con altri soggetti che potrebbero portare a diverse e migliori forme di fruibilità del Catasto stesso, permettano di operare sempre più a favore di chi è interessato alle ricerche speleologiche nel campo delle cavità artificiali.

Il Curatore del Catasto CA-FVG SSI
Paolo Guglia