Novità esplorative
Una grotta per “Giardinetto”

I vecchi scavatori (ormai vecchi veramente, non solo per modo di dire) dell’Alpina hanno completato in settembre le esplorazioni in alcune cavità presso Samatorza. Una di queste, lunga poco meno di cento metri e che si approfondisce per una settantina con una serie di pozzi di non rilevante profondità, è stata dedicata alla memoria di Alessandro Bongardi detto “Giardinetto” (era nato a Trieste ben prima del 1918 con il cognome tedesco Baumgartner, appunto “Giardinetto”), grottista della Commissione Grotte dell’Alpina dagli anni ‘20 alla sua morte avvenuta nel 1981 e solerte bibliotecario della società per parecchi decenni. Era uno speleologo di piccolo cabotaggio, che ha lasciato traccia del suo passaggio con alcuni rilievi di grotte, di non rilevante profondità, del Carso triestino fra Borgo Grotta Gigante e Malchina. La cavità con cui lo si è voluto ricordare è formata da una serie di pozzi – il maggiore ha 24 metri – abbelliti da concrezione, talvolta sfiorita e pronta a staccarsi, e da qualche breve e stretta galleria in cui argilla o concrezionamento impediscono ulteriori indagini. I lavori per l’allargamento di alcune strettoie hanno impegnato gli scavatori per qualche sabato ma, visto il risultato, è stato, comunque, tempo ben impiegato. (PG)

Abisso Guido

150 metri di profondità lunghi più di un anno di lavoro che il Gruppo Grotte “Carlo Debeljak” ha voluto dedicare alla memoria di Guido Nicon. Un anno di uscite all’inseguimento dell’aria in mezzo ad una frana profonda 30 metri. Tanta fatica intervallata da piccolissime soddisfazioni; tantissime uscite fatte nella convinzione che fossero le ultime, finché ... Tutto è cominciato durante l’inverno del 2001 quando la proprietaria di un campo a Banne (TS) ha segnalato la presenza di un piccolissimo foro soffiante posto in mezzo alle radici di un vecchio ceppo di corniolo. Oggi quel ceppo non c’è più ed al suo posto si apre una galleria discendente che, come una scala a chiocciola, porta a quota -30 senza il bisogno di corde o scale. Entrando si sente tanta aria e freddo; infatti la grotta in tutto questo periodo sta mantenendo una velocità media dell’aria di 1,6 Km/h con punte a 2,8 Km/h, ma soprattutto ha una temperatura costante di 9,7°C. Dai -30 metri di profondità si prosegue in un piccolo meandro discendente e ci si immette su un pozzo da 15 metri in roccia viva e quindi, dal fondo, attraverso un altro meandrino si arriva all’attacco di un altro pozzo, da 40 metri, sempre in roccia viva, che sbocca sulla volta di un grande meandro. Attualmente le esplorazioni stanno proseguendo nel ramo discendente del meandro dove sono stati localizzati sprofondamenti e pozzi, oltre a gallerie laterali. L’abisso, attualmente monitorato con anemometri e diversi sensori di temperatura e umidità, è stato chiuso su richiesta della proprietaria del terreno. (EF)

Ancora petrolio alle Gallerie

Sembra che il ritrovamento nella Grotta delle Gallerie (420 VG, Val Rosandra – TS) di una lente di calcari impregnati di petrolio non sia stato un episodio occasionale. Del primo ritrovamento era già stata data notizia sul numero 74 de La Gazzetta; ora, nel tratto a monte del “Ramo Bertini” (gli scopritori hanno deciso di intitolare il grande complesso di sale e gallerie nuove aperte nella più conosciuta grotta della provincia di Trieste a Gianfranco Bertini, appassionato grottista attivo dalla fine degli anni ‘50) gli scavi condotti quest’estate dal gruppetto della “Boegan”, nell’intento di collegarsi con la sottostante Grotta Martina (5640 VG), hanno nuovamente raggiunto la lente di rocce petrolifere. Il reiterato ritrovamento dell’oleoso liquido ha indotto gli scavatori a battezzare, a scanso di equivoci, “Galleria del Petrolio” il tratto del Ramo Bertini che, dalla base del pozzo seguente lo scivolo, si addentra verso monte: una galleria tanto bella nella sua parte iniziale, quanto unta e puteolente nelle due diramazioni scavate in direzione della Martina. (PG)

La Golokratna - Voragine dei Corvi: fine di una favola

Come già segnalato nel numero 64 de La Gazzetta, con uno scavo impegnativo in frana, seguendo una corrente d’aria notevole, sul fondo della grotta è stata trovata una prosecuzione, che è risultata lunga oltre trecento metri e con un dislivello che supera i cento metri. Poi la grotta inesorabilmente chiude. La Voragine dei Corvi (Carso sloveno) veniva da sempre indicata come un punto probabile sotto il quale passerebbe il Timavo. Inoltre tra gli speleologi sloveni operanti nella zona girava il racconto che, durante forti precipitazioni, dalla frana sul fondo della voragine soffiasse una fortissima e rumorosa corrente d’aria tipica delle cavità collegate con il Timavo sotterraneo. Corrente ben più forte dell’abituale corrente d’aria seguita durante lo scavo. Per verificare lo stato reale delle cose i soci dello JOSPDT di Trieste si sono recati sul posto dopo ogni pioggia intensa. Dopo una ventina di tentativi andati a vuoto, sono riusciti a giungere sul posto nel momento preciso in cui usciva con notevole intensità una forte corrente d’aria da tutte e quattro le grotte soffianti che si trovano nella zona (le due di Orlek e le due di Kanjaduce). Durante l’esplorazione successiva della Voragine, nonostante un controllo puntiglioso, non è stata trovata la minima corrente d’aria. Tornati in superficie si è potuto constatare che le circostanti cavità soffianti emettevano ancora aria con notevole energia. Dai risultati di questa esplorazione si può dedurre con notevole certezza che la Voragine dei Corvi non è una grotta soffiante collegata con il Timavo sotterraneo. (SS)