Grotta Fioravante, una discarica ormai intasata

La cavità potrebbe servire per fini turistici mail Comune ammette: «Un lavoro titanico»

Terezijina jama_PDLo spazio necessario c’è. E anche l’idea. L’ostacolo? Una vagonata di rifiuti. Quindi o si rivede l’idea o, verrebbe da dire, si cerca almeno uno sponsor. Altre soluzioni non se ne vedono. Eppure quanto entusiasmo, una settimana fa, ha riscosso, anche in termini di presenze dai paesi vicini, ma non solo, la presentazione dei lavori svolti alla grotta Fioravante, nel bosco della Cernizza di Duino, dal gruppo speleologico Flondar e dalla Cooperativa Gemina. «Non si è trattato – ha spiegato l’assessore al Turismo, Andrej Cunja – di una formale inaugurazione, bensì di una simbolica restituzione agli abitanti di un sito che ha seriamente rischiato di andare perso per sempre». La cavità era stata infatti utilizzata come discarica fin dai tempi immediatamente successivi alla Grande guerra. «Dopo il secondo conflitto mondiale – ricorda Cunja – gli alleati che avevano il loro comando nel vicino Castello di Duino vi gettarono un po’ di tutto, mentre negli anni successivi la grotta è stata completamente riempita dai materiali di scavo delle prime ville della Cernizza, tanto che se n’era quasi persa la memoria. Ora – sottolinea – grazie al lavoro volontario del Flondar e agli investimenti dei soci di Gemina, è ritornata agevolmente accessibile, pur se gran parte della cavità originaria rimane purtroppo ancora ostruita dai detriti: il liberarla tutta rappresenterebbe un lavoro titanico ed economicamente insostenibile». L’assessore però riferisce come sia stato da tutti apprezzato che “in soli sei mesi o poco più si sia potuti passare da una situazione in cui, all’esterno, non si ravvisava la minima traccia della presenza della grotta, a quella di un sito comodamente visitabile”, pur se al momento in maniera “solamente provvisoria e occasionale”, in quanto manca ancora la copertura della vecchia cantina che si trova in corrispondenza dell’ingresso della cavità. Le pareti di tale sede si sono conservate, ma la volta è crollata e si rende quindi necessaria la posa in opera di una nuova copertura per ripristinare la superficie originaria. «Il tutto – conclude – dimostra che, se lo si vuole e le condizioni risultano favorevoli, i risultati arrivano nei tempi giusti. Tempi che però, ai nostri occhi ormai assuefatti da lungaggini e complicazioni di ogni tipo, appaiono fulminei. Ci stupiamo quindi di ciò che in realtà dovrebbe essere, ma di solito purtroppo non è, il decorso normale delle cose. Nello specifico, i vari enti competenti hanno messo l’accoppiata Gemina-Flondar nelle condizioni di poter realizzare ciò in cui hanno creduto fin dal principio. Una volta messi a punto gli ultimi dettagli il Comune e non solo si arricchirà di un nuovo sito fruibile in chiave turistica e culturale». Resta, però, l’obiettivo di una pulizia al 100% della grotta, per realizzare un vero polo en plein air, che racconti la storia dei luoghi dalla preistoria alla Seconda guerra. Gli spazi finora investigati e le conferme dell’esistenza di aree ancora da pulire fanno infatti ipotizzare un uso della cavità come museo sotterraneo, utilizzando i vari livelli su cui si articola la grotta, in un percorso a ritroso nel tempo. Cela si farà?

Tiziana Carpinelli

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Notizia ripresa da Il Piccolo del 18.08.2013

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