Un “Carso” siciliano per gli speleo triestini

Spedizione arruolata per esplorare in condizioni estreme le “Stufe di San Calogero” a Sciacca: trovati reperti archeologici di grande valore. Nelle viscere isolane nove esperti della Commissione Grotte Eugenio Boegan

Sciacca - Stufe di San CalogeroTRIESTE. Da Trieste fino in Sicilia. Per scoprire non solo fenomeni carsici assolutamente analoghi a quelli di casa nostra ma anche e soprattutto delle tracce e dei reperti archeologici di assoluto valore. È il percorso seguito nello scorso mese di dicembre dalla Commissione grotte Eugenio Boegan, assieme all’Associazione esplorazioni geografiche La Venta, con il beneplacito della Soprintendenza ai beni culturali di Agrigento.

La missione ha riguardato le grotte termali di Sciacca e ha esaurito la prima fase operativa del progetto Kronio, così chiamato dal nome delle cavità che si aprono sul monte Kronio, un’altura di circa 400 metri che domina l’abitato della città siciliana. Le ricerche si sono incentrate in particolare nel complesso carsico denominato “Stufe di San Calogero”, famoso per i suoi fenomeni vaporosi. In tali ambienti, frequentati in età preistorica e in seguito in epoca greco-romana per fini terapeutici, sono state osservate tracce di sepolture e una notevole quantità di grossi vasi in terracotta (Phytoi) risalenti all’eneolitico (la cosiddetta Età del rame).

Questa è stata, per così dire, la fase uno. Nella fase due, invece, le stesse “Stufe” sono state il punto di partenza delle esplorazioni speleologiche, svolte in condizioni estreme (temperature interne fino a 40°!), spingendosi fino ai rami più profondi e tutt’ora inesplorati della cavità. Per farlo, gli speleologi hanno dovuto avvalersi di abbigliamento speciale, costituito da tute raffreddate ad aria e autorespiratori portatili alimentati a ghiaccio. Una sperimentazione costantemente monitorata da professionisti di diverse specialità tra cui neurofisiologi, biochimici clinici e rianimatori esperti di studi sul campo in ambiente estremo. Alcune delle apparecchiature sono state testate per la prima volta in questo ambiente, con lo scopo di valutare la risposta neurovegetativa e bioumorale allo stress termico.

Nel caso di alcune di queste tecnologie, esse costituiscono la naturale evoluzione delle trentennali esperienze esplorative realizzate dalla Commissione Grotte Boegan in questa grotta, e delle tecniche che l’associazione La Venta ha ideato, ad esempio, per l’esplorazione della grotta dei Cristalli giganti di Naica in Messico. Il progetto futuro prevede tra l’altro un programma di assistenza e supporto agli archeologi che saranno per la prima volta messi nelle condizioni di poter svolgere la ricerca e i campionamenti direttamente in situ. Altre squadre si sono confrontate nei medesimi giorni d’attività con primi campionamenti e ricerche nel settore della bio-speleologia e sull’inquadramento geo-strutturale vulcanico della zona carsica del Kronio: soprattutto per quanto riguarda la fauna ipogea, i primi ritrovamenti sono in fase di studio approfondito. Contemporaneamente a queste attività sono state realizzate delle riprese esplorative, archeologiche, mediche e interviste a vari soggetti coinvolti per sviluppare e promuovere un documentario che racconterà fin dall’inizio questa incredibile avventura. Oltre che alle “Stufe”, all’interno del monte Kronio si sviluppano anche altre grotte, tra le quali, quella del Lebbroso e della Cucchiara che saranno oggetto di future esplorazioni e studi, sia in questa sia nelle successive fasi del progetto.

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Articolo tratto da Il Piccolo del 16 gennaio 2013: Un “Carso” siciliano per gli speleo triestini dove potete vedere anche altre foto.

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