Studio Caverna Ricordi – CO2 e radon

Cari amici,

vi comunico che nell’ultimo volume degli Atti del Museo di Storia Naturale di Trieste compare un mio studio su diossido di carbonio (CO2), radioattività e radon nella Caverna Generale Ricordi presso Jamiano (comune di Doberdò del Lago).

In particolare è stato effettuato un monitoraggio di 14 mesi e si è avuta la sorpresa di trovare – in certi periodi dell’anno – dei valori molto alti di CO2 ma anche di radon, che è un gas radioattivo.

A questo proposito, fu registrato un picco massimo di oltre 66.000 Bq/m3.

PDF dello studio

Ecco qui anche un filmato che ripercorre la storia di questa ricerca:

Graziano Cancian

Monitoraggio della Caverna presso la 17 VG

Il Club Alpinistico Triestino continua ad occuparsi della grotta 1423/4362VG, nota come Caverna presso la 17 VG o semplicemente come Grotta Inquinata. Le indagini preliminari riguardanti questa grotta sono state pubblicate sul bollettino “La Nostra Speleologia” pubblicato nel 2020 ed edito dal CAT. In quella occasione, oltre ai dati storici e alla realizzazione di un accurato rilievo 3D, sono state eseguite analisi chimiche e microbiologiche campionando il “lago” di idrocarburi che occupa tutto il fondo della grotta. Lo studio preliminare è stato pure corredato da una nota sugli aspetti vegetazionali e sulla componente faunistica del sito.

In attesa di ulteriori campionamenti per monitorare l’attività dei batteri, che potrebbe essere utile ad una futura bonifica dopo i danni provocati dall’uomo, alcuni soci del CAT hanno provato a misurare la profondità del lago di olio combustibile sfruttando il pozzo che si apre sulla volta della caverna. Gli unici dati esistenti in tal senso riferivano una profondità media di 20 cm ed erano stati presi sempre nei pressi della riva meridionale del “lago”.

Il 27 gennaio 2022, dopo aver liberato la bocca del pozzo da rovi e piante spinose, il socio Franco Riosa ha attrezzato per la discesa in corda e si è calato rimanendo sospeso sopra i liquami. Da quella posizione è riuscito ad immergere una sonda metallica che ha rivelato una profondità di cm 25. Purtroppo il pozzo è fortemente decentrato e quindi la misura riguarda la zona settentrionale del deposito. Tentativi di sondare un po’ più verso il centro hanno dato valori di 30-35 cm, che però essendo presi in diagonale e non sulla perpendicolare sono da considerarsi superiori ai valori reali.

Resta quindi da approfondire con ulteriori misurazioni la situazione nel centro del laghetto per capire a quanto possa arrivare la profondità di questo bacino formato da olio combustibile, cosa non molto semplice in considerazione della morfologia stessa della grotta. Pertanto le indagini restano “work in progress” e sono destinate a continuare.

Ecco alcune foto:

Concluse le operazioni sul campo del TRACERKANIN Project

Concluse le operazioni sul campo del TRACERKANIN Project:
un primo bilancio sulla consistenza dell’impegno organizzativo

Il “TRACEKANIN Project”, un multi-tracer test di tipo quantitativo e semiquantitativo, è stato ideato per ottenere maggiori informazioni scientifiche sull’idrogeologia carsica dell’area nord-occidentale del massiccio del Monte Canin/Kanin (2.587 m s.l.m), suddiviso tra Italia e Slovenia, nelle Alpi Giulie occidentali, con un programma di indagine a medio termine. Esso è stato realizzato da una partnership formata (in ordine alfabetico) da Centro di ricerche carsiche “C. Seppenhofer” APS (Gorizia, Italia), Commissione Grotte “E. Boegan” SAG-CAI (Trieste, Italia), DZRJL Ljubljana Cave Exploration Society (Ljubljana, Slovenia), Karst Research Institute, ZRC SAZU (Postojna, Slovenia), Società Adriatica di Speleologia (Trieste, Italia), con il coordinamento del Laboratorio speleologico e di tecniche fluorimetriche APS (Farra d’Isonzo, Italia).

Iniezione Fluorescina (E. Mesar)

Il progetto di multitracciamento è stato pianificato strettamente in comunicazione con le maggiori autorità italiane e slovene sul territorio ed è iniziato nel mese di maggio 2021 con prove e calibrazioni di laboratorio, sopralluoghi mirati e allestimento di 22 punti di controllo e monitoraggio su tutte le principali sorgenti e corsi d’acqua dell’area che circondano il massiccio, versanti italiano e sloveno.

Un lungo lavoro si è reso necessario per cautelarsi dagli effetti devastanti delle piene alle sorgenti, che in passato hanno causato danneggiamenti e perdite durante i test che si sono succeduti dal 1968 nell’area. Obiettivo principale del progetto era approfondire l’ancor scarsa conoscenza della circolazione idrica carsica profonda dell’area nord-occidentale, finalmente ottenendo misure quantitative e semi-quantitative, con un corredo di dati fisico-chimici (pluviometria, portate alle sorgenti, misure di altezza idrometrica, temperatura, conducibilità elettrica, torbidità), idonei a sviluppare uno studio approfondito. Leggi tutto…

«L’acqua che berremo» Studenti e speleologi studiano i dati sulle falde

12 Maggio 2021

Come è cambiata l’acqua che beviamo rispetto a 50 anni fa? È quanto si propone di scoprire il progetto “L’acqua che berremo”. In questi giorni i soci dell’Unione speleologica pordenonese Cai Pordenone, hanno raccolto i campioni delle acque superficiali e ipogee del Friuli occidentale. Al progetto partecipano gli studenti della classe 4C specializzazione Chimica dell’Istituto tecnico Kennedy di Pordenone, coordinati dalle insegnanti di analisi chimiche strumentali.

L’idea nasce nel contesto dell’impegno costante di protezione dell’ambiente carsico. Il 2021, fra l’altro è stato dichiarato dall’Unesco l’Anno internazionale del carsismo e delle grotte. Il progetto, che si svilupperà fra il 2021 e il 2022, si inserisce nell’alternanza scuola-lavoro. In origine l’idea era di coinvolgere gli studenti, formati dagli istruttori del Cai di Pordenone, nel campionamento e nell’analisi delle acque, ma la pandemia ha costretto a rielaborare il programma. Saranno proposte lezioni teoriche online sugli argomenti della Speleologia e sul prelievo dei campioni. Gli studenti analizzeranno l’aspetto inorganico, l’anno prossimo passeranno agli esami microbiologici. Leggi tutto…

Guerra tra archeologi – Le ricerche di L. K. Moser nelle grotte del Carso

Dic ’19
6
17:30

Guerra tra archeologi – Le ricerche di L. K. Moser nelle grotte del Carso
La collezione Moser del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste

A poco più di 100 anni dalla morte di Ludwig Karl Moser (1845-1918) il Museo Civico di Storia Naturale di Trieste dedica allo studioso una sezione del suo percorso espositivo.

Moser è tra gli archeologi più attivi tra fine Ottocento e lo scoppio della Prima Guerra mondiale sul Carso. Arriva a Trieste nel 1876 per insegnare matematica, fisica e scienze naturali nel ginnasio statale di lingua tedesca. Giunge da Teschen, nella Slesia austriaca, e subito si confronta con una città vivace, plurilingue, attenta alle scienze. Accanto al tempo dedicato ai suoi studenti, si occupa di scavi, s’addentra nelle cavità carsiche, scrive, studia, ha intuizioni scientifiche importanti, diviene direttore per qualche anno del Club Touristi Triestini senza rinunciare a far parte del Club Alpino austriaco e della Società zoologica e botanica di Vienna. A Trieste conosce Carlo Marchesetti, direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste dal 1876 al 1921, che ben presto diviene un suo rivale. Esperienze che Moser annota in alcuni quaderni e taccuini. Sono i diari di una vita che, nel 1915, prima di partire alla volta di Bolzano lascia a Trieste. Rimangono “silenti” in una scatola custodita nei depositi del Museo di Storia Naturale sino al 1999. Leggi tutto…

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