Trovata discarica di tubi nella Grotta Impossibile

I tubi nella grotta (foto Luis Torelli)Trieste, discarica di tubi nella Grotta Impossibile
Scoperti dalla Commissione Boegan i resti dei sondaggi geognostici effettuati per realizzare poi la galleria della Gvt: abbandonati a fine cantiere da chi ha costruito il tunnel di Cattinara di Riccardo Tosques
da Il Piccolo del 12.2.2017

TRIESTE Uno degli ipogei più belli e vasti dell’intero Carso triestino deturpato dai lasciti del cantiere del “tubone” di Cattinara. L’inattesa documentazione è stata registrata da alcuni membri della Commissione Grotte “Eugenio Boegan” del Sag-Cai di Trieste che durante una ricognizione all’interno della cosiddetta Grotta Impossibile, proprio nella nuova grande stanza dedicata alla memoria del giovane naturalista triestino Thomas De Marchi, hanno rinvenuto cospicui resti dei sondaggi geognostici – carotaggi a distruzione – propedeutici alla costruzione del tunnel autostradale. In poche parole un centinaio di metri di tubi in plastica e una sonda in acciaio che giacciono nelle viscere del Carso da oltre dieci anni.

«Anche alla luce della nuova recente riforma della legge sulla speleologia emanata dalla Regione e delle norme da rispettare, l’inquinamento e la deturpazione della cavità con materiale plastico e ferroso è un fatto che accende e turba per l’ennesima volta il sentimento, non solo degli speleo o dei grottisti», ha spiegato fermamente la guida speleologica regionale Louis Torelli, past president della Boegan.

Nel 2004, durante gli importanti lavori di costruzione del tunnel autostradale della nuova Grande viabilità triestina, l’impresa Collini, su mandato del Comune di Trieste, perforò una grossa galleria naturale. All’epoca nel primo tratto della “Canna Venezia”, a circa 450 metri dall’inizio degli scavi, venne alla luce una nuova importantissima grotta. Nelle primissime ricognizioni assieme all’allora Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Trieste diretto dal professor Franco Cucchi, la Commissione Grotte “Boegan” ebbe la possibilità di accedere al cantiere e di constatare la notevole portata della struttura sotterranea: una grotta, per l’appunto, Impossibile.

«Ci vollero diversi mesi di impegno anche in termini di politica speleologica, per poter gestire in forma equilibrata questa scoperta, e poi anni di esplorazioni per completare un quadro generale che rappresentasse questa notevole chilometrica cavità», racconta Torelli, che allora cercò in tutti i modi di sensibilizzare gli amministratori comunali, accompagnandoli più volte in grotta. L’Impossibile è una delle grotte più strettamente connesse al tessuto infrastrutturale di Trieste, e nonostante tutto, ancora poco studiata e poco conosciuta.

«Recentemente si è presentata l’occasione per tornare all’Impossibile con l’obiettivo di affrontare la grande parete nord della Caverna dedicata al “Maestro” Carlo Finocchiaro, per mettere naso in alcune anomalie intravviste nelle mastodontiche evorsioni ed erosioni presenti sul tetto della caverna, girando lo sguardo a Nord Ovest», spiega Torelli.

Nel corso dello scorso autunno Louis Torelli, Paolo Toffanin, Lorenzo Marini e Tom Kravanja hanno individuato e raggiunto una considerevole apertura sul soffitto della caverna, a una quota di circa 250 metri sul livello medio marino, attorno alla quale si sono sviluppati i maggiori tratti del complesso sotterraneo.

«Gli ambienti fossili raggiunti sono di notevoli dimensioni e rara bellezza: un’ampia galleria, cui si è pervenuti con una elegante arrampicata mista, in libera ed in artificiale, e un traverso, per uno sviluppo in altezza e in diagonale di oltre cento metri, e a circa cinquanta metri da terra», racconta il past president della Boegan. All’interno di questa nuova galleria si trovano consistenti depositi di pietrisco in fase di cementificazione intercalati da straterelli di calcite.

Nella parte mediana, invece, i cospicui resti dei sondaggi geognostici, carotaggi a distruzione, propedeutici alla costruzione del tunnel autostradale. Questo nuovo tratto della Grotta Impossibile è stato dedicato alla memoria di Thomas De Marchi, naturalista triestino scomparso prematuramente nel luglio 2015 a 34 anni. «Con Thomas, negli ultimi tempi avevo condiviso l’interesse per la Grotta Impossibile – conclude Torelli -, sicuramente se avesse visto tutto questo indecoroso lascito di tubi di plastica ne sarebbe rimasto tristemente sconvolto, come tutti noi».

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