Enio Turus (12.6.1932 – 3.8.2014)

Eugenio (Enio) Turus (12.6.1932 – 3.8.2014) nei pressi del campo sul Foran del Muss (Monte Canin).

Eugenio (Enio) Turus (12.6.1932 – 3.8.2014) nei pressi del campo sul Foran del Muss (Monte Canin).

Penso che, lunedì 4 agosto, tutti noi della vecchia guardia siamo rimasti costernati ad apprendere la notizia che il giorno prima era venuto a mancare “Enio”. Eugenio Turus, conosciuto qui a Gorizia come Enio, era un po’ il punto di riferimento della speleologia targata C.A.I. del capoluogo isontino. Noi tutti gli riconoscevamo un senso di rispetto e di profonda amicizia per quello che egli rappresentava per la speleologia goriziana, ma non solo, personalmente io ero legato a dei ricordi di vecchia data avendo iniziato la mia avventura speleologica proprio grazie a lui. Proveniente da una tradizione alpinistica, Enio dapprima ha servito l’esercito nel corpo degli alpini della “Julia”, seguendo poi la passione per la montagna entrò nella sezione del CAI di Gorizia. In margine a questa sua passione ha pian piano maturato la curiosità per una nuova disciplina, che negli anni ’60, era ancora sconosciuta nella nostra città: la speleologia. Sebbene a Gorizia c’erano stati in passato alcuni illustri esploratori o frequentatori di grotte, Enio è stato in pratica uno dei promotori della “speleologia goriziana”, fin dagli anni sessanta quando fondò, assieme ad alcuni amici, lo Speleo Club Gorizia. Era la prima volta che si parlava di un “gruppo speleologico” in città, pertanto la cosa assumeva quasi un ruolo pionieristico delle esplorazioni sotterranee.
Carso goriziano. Anni ’70, Enio in piedi, accanto agli amici appena usciti dalla grotta. Le tute speleo erano rigorosamente quelle mimetiche dell'esercito, la lampada a carburo era ancora tenuta a mano.

Carso goriziano. Anni ’70, Enio in piedi, accanto agli amici appena usciti dalla grotta. Le tute speleo erano rigorosamente quelle mimetiche dell’esercito, la lampada a carburo era ancora tenuta a mano.

Lo Speleo Club Gorizia nasce l’8 dicembre 1961 (secondo una relazione di E. Turus, il 1 dicembre 1960) dall’incontro di un gruppo di amici che inizialmente si ritrovano presso la trattoria Devetag (ex Falegname) di via Maniacco ed in seguito fissano la loro sede presso una modesta, ma accogliente soffitta messa a disposizione da Bruno Moncaro. Il primo Consiglio Direttivo del neo costituito gruppo è formato da Bruno Moncaro, Enio Turus, Luciano Medeot, Renzo Perco e Aurelio Simonetti, la carica di presidente viene assunta da Enio Turus. La zona d’esplorazione è ovviamente il vicino Carso Goriziano dove nei pressi di Marcottini viene scoperta, già nel 1962, una cavità verticale che per molti anni sarà considerata la più profonda di questa zona, per evidenti motivi campanilistici la grande verticale assumerà il nome di Pozzo Gorizia (1170/4115 VG). Il 27 ottobre 1966 lo Speleo Club Gorizia cesserà ufficialmente di esistere; tutti i suoi soci si trasferiranno in blocco nella locale sezione goriziana del CAI, dove daranno vita ad un nuovo gruppo denominato Gruppo Speleo “L. V. Bertarelli”. Inutile dire che l’artefice di questo risultato fu proprio Eugenio Turus che chiaramente fu anche il primo presidente del nuovo gruppo speleologico.

E’ in questo contesto, che nel 1969, ho conosciuto Enio. Per noi giovani, all’epoca, egli appariva come una guida ed un trascinatore senza eguali. Così lo è stato per molti anni, capace di scherzare e al momento giusto impartire anche i giusti consigli. Quando le discussioni in sede si facevano fumose ed inconcludenti, ritornava sempre la sua famosa frase “ciacole no fa fritole” e ci si metteva subito d’accordo magari aiutati da un buon bicchiere di vino.

Villanova delle Grotte, 1970. Incontro tra i gruppi dell’Unione  Speleologica Bolognese, Gruppo speleologico “Talpe” di Bergamo, Gruppo speleologico “Solve” di Belluno, Gruppo speleologico S. Pellegrino Terme e Associazione Friulana Ricerche di Tarcento. Enio, in qualità di presidente del gruppo organizzatore dell’incontro, tiene un breve discorso di benvenuto.

Villanova delle Grotte, 1970. Incontro tra i gruppi dell’Unione Speleologica Bolognese, Gruppo speleologico “Talpe” di Bergamo, Gruppo speleologico “Solve” di Belluno, Gruppo speleologico S. Pellegrino Terme e Associazione Friulana Ricerche di Tarcento. Enio, in qualità di presidente del gruppo organizzatore dell’incontro, tiene un breve discorso di benvenuto.

Famose le massacranti serate passate negli scantinati della vecchia sede di via Morelli a “battere” scalette sotto la sua guida ma sempre allietate dal suo buonumore che sapeva dispensare. Da sempre vicino alla speleologia triestina, Enio non perdeva occasione per fare in modo che “i suoi ragazzi”, così chiamava i suoi soci, imparassero le tecniche e i collaudati metodi d’esplorazione dei cugini triestini. In quest’ottica, infatti, organizza nel 1970 un incontro, presso l’abisso Bonetti, con Marino Vianello ed Enrico Davanzo, riconosciuti all’epoca come i migliori tecnici, per provare le nuove tecniche di discesa con un nuovo attrezzo chiamato “discensore” ed un bloccante per l’autosicurezza dal nome esotico: il Dresler. Purtroppo nel dicembre di quello stesso anno una slavina concluderà il cammino speleologico proprio dei due amici Vianello e Davanzo che assieme al giovane Picciola stavano concludendo l’esplorazione invernale dell’Abisso Gortani sul Monte Canin. Sarà proprio Enio a guidare e coordinare la squadra goriziana per le ricerche dei tre speleologi, che purtroppo si concluderanno appena nel giugno dell’anno successivo. Questa tragica esperienza segna anche l’avvio delle prime esplorazioni speleologiche del Gruppo Speleo “L. V. Bertarelli” sull’altopiano del Canin che sotto la spinta di Enio hanno visto i giovani del gruppo impegnati in memorabili imprese in questo piccolo angolo della nostra regione.

Enio, non ha mai preso parte a delle esplorazioni in cavità importanti ma senza dubbio è stato l’anima della speleologia degli anni ’60-’70 senza contare che in quegli anni la speleologia qui a Gorizia era tutta da inventare, dalle attrezzature al modo di andare in grotta. In quegli anni ho avuto modo di apprezzare la sua bontà d’animo e i suoi insegnamenti,

Grotta ad E di S. Martino del Carso (Grotta due piani, 4253 VG), anni ‘70, una delle prime volte che veniva fatta la S. Messa in grotta. Enio in piedi accanto a Morio Lonzar.

Grotta ad E di S. Martino del Carso (Grotta due piani, 4253 VG), anni ‘70, una delle prime volte che veniva fatta la S. Messa in grotta. Enio in piedi accanto a Morio Lonzar.

poi le vicissitudini della vita ci hanno divisi per tantissimi anni, impegnati ambedue a percorrere strade diverse ma sempre con l’intento di portare la speleologia goriziana ai massimi livelli. Ogni tanto ci si rivedeva a rinverdire quegli anni passati ad esplorare le grotte del nostro Carso, … bei momenti! Il suo impegno nel “Bertarelli” è sempre stato intenso anche dopo aver lasciato il testimone ai giovani, pur continuando a rimanere nel direttivo per venir poi nominato presidente onorario. Per molto tempo è stato anche gestore di “Casa Cadorna”, il piccolo rifugio della sezione goriziana del CAI che si trova sul fianco del Castellazzo in vista del lago di Doberdò. Quando passavo da quelle parti c’era sempre lui che ti offriva un buon bicchiere e qualche battuta prima di proseguire il cammino.

Sapevo che da tempo non stava molto bene in salute ma la notizia di lunedì ha colpito ugualmente in modo drammatico e improvviso tutti noi che lo conoscevamo e che ancora ricordavamo i bei momenti quando avevamo qualche anno in meno e tanti sogni in più.

Ciao Enio!

Maurizio Tavagnutti

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